Cronaca internazionale

"Pronti a stroncarli". L'inquietante minaccia dell'esercito cinese a Taiwan

Il portavoce del ministero della Difesa di Pechino, Zhang Xiaogang, ha spiegato che la Cina prenderà le adeguate contromisure per stroncare ogni "complotto separatista" volto a conseguire l’indipendenza di Taiwan

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La Cina ha inviato un chiaro messaggio all’indirizzo di Taiwan a poche ore dall’inizio delle elezioni presidenziali che si terranno sull’isola domani, 13 gennaio. Il portavoce del ministero della Difesa di Pechino, Zhang Xiaogang, ha spiegato che il governo cinese prenderà le adeguate contromisure per porre fine ad ogni eventuale "complotto separatista" volto a conseguire l’indipendenza di Taipei, considerata dal Dragone una sorta di provincia ribelle da riunificare al proprio territorio. Le parole di Zhang non riguardano tanto le suddette elezioni quanto la fornitura di caccia F-16 da parte degli Stati Uniti a Taiwan.

L’avvertimento della Cina

"Adotteremo tutte le misure necessarie per stroncare risolutamente qualsiasi forma di complotto separatista per l'indipendenza di Taiwan e salvaguardare risolutamente la sovranità nazionale e l'integrità territoriale", ha dichiarato il citato Zhang Xiaogang, rispondendo a una domanda su alcune forniture militari che Washington ha inviato a Taipei.

L’alto funzionario cinese ha aggiunto che il Partito democratico progressista (Dpp), che detiene attualmente la maggioranza sull’isola, "ha speso i soldi duramente guadagnati dai taiwanesi per acquistare armi americane per i propri interessi egoistici". "Ciò non può fermare la tendenza alla completa riunificazione della madrepatria e spingerà Taiwan solo in una pericolosa situazione di guerra", ha concluso il portavoce.

Pechino considera l’isola come una provincia separatista che, alla fine, entrerà a far parte del Paese, e non ha escluso l’uso della forza per raggiungere questo obiettivo. Ma molti taiwanesi si considerano parte di una nazione separata, anche se la maggior parte di loro è favorevole al mantenimento dello status quo in cui Taiwan né dichiara l’indipendenza dalla Cina né si unisce ad essa. Nel 2016 Tsai Ing Wen è stata eletta alla presidenza dell’isola. Sotto di lei, le relazioni tra le due sponde dello Stretto si sono inasprite. La Cina ha anche interrotto le comunicazioni ufficiali lungo lo Stretto a causa del rifiuto della stessa Tsai di sostenere il concetto di un’unica nazione cinese. La signora Tsai, dal canto suo, non ha mai affermato di voler dichiarare formalmente l'indipendenza di Taiwan, insistendo sul fatto che l’isola è già indipendente.

Alta tensione nel Mar Cinese Meridionale

Il giorno prima delle elezioni – e la tempistica non è forse casuale - l'esercito cinese ha insomma promesso di "schiacciare" qualsiasi tentativo di promuovere l'indipendenza di Taiwan. Già da tempo, tuttavia, Pechino sta lanciando segnali ben precisi.

Lo scorso dicembre, ad esempio, la Cina ha esortato gli Stati Uniti a "parlare e agire con cautela" riguardo alla questione taiwanese e al dossier del Mar Cinese Meridionale. Ricordiamo che un mese fa la nave da combattimento costiera statunitense USS Gabrielle Giffords aveva solcato le acque vicino a Ren'ai Reef nei pressi delle isole contese di Nansha (meglio note come Isole Spratly), situate sempre nel Mar Cinese Meridionale, scatenando l’ira del governo cinese.

Qualche giorno dopo, un aereo da pattugliamento antisommergibile americano P-8A aveva attraversato lo Stretto di Taiwan. In tutta risposta l'Eastern Theatre Command dell’esercito cinese si era organizzato per tracciarlo e monitorarlo.

Successivamente, alcuni funzionari statunitensi avevano affermato che gli Usa avrebbero continuato a operare nelle cosiddette acque internazionali, tra cui il Mar Cinese Meridionale e lo Stretto di Taiwan, in base al diritto internazionale.

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