Cronaca internazionale

In Turchia stop alle operazioni di salvataggio. Il bilancio del terremoto

La Turchia ha fatto sapere che le operazioni di soccorso e ricerca si concluderanno nelle prossime ore. Intanto il bilancio del terremoto si aggrava

In Turchia stop alle operazioni di salvataggio. Il bilancio del terremoto
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A quasi due settimane dal violento terremoto che ha coinvolto Turchia meridionale e Siria le operazioni di ricerca e soccorso sono terminate nella maggior parte delle province turche. La Presidenza turca per la gestione dei disastri e delle emergenze (AFAD) ha fatto sapere che la maggior parte delle attività si interromperà nelle prossime ore. Nel frattempo il bilancio ufficiale di Ankara parla di 40.642 morti turchi accertati, senza considerare i feriti gravi e i dispersi.

La decisione della Turchia

"Il bilancio delle vittime a causa dei terremoti è salito a 40.642, e il lavoro di ricerca e soccorso per le persone bloccate sotto le macerie è terminato nella maggior parte delle province", ha detto sabato Yunis Sezar, capo dell'AFAD. "Crediamo che termineremo le operazioni di ricerca e salvataggio entro domani notte (cioè domenica ndr)", ha aggiunto. "Siamo di fronte forse al più grande disastro che abbiamo affrontato nella storia. I danni causati dai terremoti e dalle scosse di assestamento – che sono stati più di 5.700 – non sono stati limitati solo alle 11 province colpite", ha quindi concluso Sezar.

Le varie squadre di soccorso straniere inviate dai vari governi per supportare le autorità turche stanno rientrando nei rispettivi Paesi. Partirà stasera dagli aeroporti di Adana e Hatay il secondo contingente di 46 vigili del fuoco italiani impegnati in Turchia per il soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto.

L'operazione, coordinata dal Dipartimento di Protezione Civile, nell'ambito del Meccanismo Europeo di Protezione Civile, era iniziata il 6 febbraio con l'invio del primo contingente, che ha operato ad Antiochia fino al 12 febbraio, quando è stato sostituito dal secondo contingente di vigili del fuoco oggi al rientro.

I danni del disastro

Ricordiamo che un terremoto di magnitudo 7,8 ha colpito il sud-est della Turchia e la vicina Siria il 6 febbraio, uccidendo più di 45.000 persone e lasciando più di un milione di senzatetto, oltre ad un costo economico che dovrebbe ammontare a miliardi di dollari.

Nonostante il peggio sia passato, i cittadini continuano a vivere nel terrore. Dal giorno del primo sisma, infatti, si sono susseguite oltre seimila scosse di assestamento. L'Afad, l'agenzia per la gestione dei disastri e delle emergenze, ha fatto sapere che "ogni tre o quattro minuti" si registrano delle scosse e fra queste una quarantina hanno avuto un magnitudo 5 della scala Richter.

Intanto si registrano 65 costruttori arrestati in Turchia con l'accusa di negligenza in relazione al crollo di migliaia di edifici. Lo ha reso noto il ministro della Giustizia di Ankara, Bekir Bozdag, precisando che finora sono stati emessi 245 ordini di arresto in relazione ad accuse di violazione delle normative edilizie.

Salvataggi e rischi

Dodici giorni dopo i terremoti , i soccorritori del Kirghizistan hanno salvato sabato diversi membri di una famiglia siriana di cinque persone dalle macerie di un edificio ad Antakya, nel sud della Turchia. Tre persone, tra cui un bambino, sono state salvate.

La madre e il padre sono sopravvissuti, ma il bambino è morto in seguito per disidratazione, ha detto la squadra di soccorso. Una sorella maggiore e una gemella non ce l'hanno fatta. "Abbiamo sentito delle grida mentre stavamo scavando oggi un'ora fa. Quando troviamo persone vive siamo sempre felici", ha detto all'agenzia di stampa Reuters Atay Osmanov, un membro della squadra di soccorso.

I funzionari sanitari sono preoccupati per la possibile diffusione di infezioni a causa dei danni alle infrastrutture igienico-sanitarie e della mancanza di acqua pulita in molte comunità colpite.

In particolare, i medici sul campo sottolineano che la mancanza di servizi igienico-sanitari, acqua potabile e il sovraffollamento dei rifugi sono pericoli che potrebbero provocare la diffusione di malattie come il colera.

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