
Oltre 2.700 manifestazioni in tutti gli Stati Uniti in risposta alle politiche dell’amministrazione guidata da Donald Trump. La mobilitazione, dominata “No Kings”, rappresenta la terza protesta su larga scala da quando il tycoon è tornato alla presidenza, e secondo gli organizzatori, potrebbe rivelarsi la più partecipata finora.
Da costa a costa, dalle piccole alle grandi città, la mobilitazione avviene in un contesto delicato: il governo federale è attualmente paralizzato da uno shutdown che ha sospeso numerosi servizi e attività pubbliche, alimentando il dibattito sull’equilibrio tra i poteri dello Stato. Secondo gli organizzatori, la situazione attuale rifletterebbe una tendenza verso forme di governo sempre più autoritarie. "Il presidente pensa che il suo potere sia assoluto. Ma in America non abbiamo re e non ci tireremo indietro di fronte al caos, alla corruzione e alla crudeltà" il messaggio del movimento "No Kings", che unisce circa 300 organizzazioni di sinistra di tutto il Paese.
Non è tardata ad arrivare la replica del capo della Casa Bianca: "Dicono che mi definiscono un re. Io non sono un re", le sue parole in un'intervista a Fox News Business che andrà in onda nelle prossime ore. Durante il fine settimana Trump non sarà a Washington ma presso la sua residenza a Mar-a-Lago, in Florida, dove sono previste ulteriori manifestazioni. Anche all’estero si stanno tenendo iniziative: a Madrid, un gruppo di cittadini statunitensi si è già riunito per esprimere dissenso, su iniziativa del gruppo Democratici all’estero. Ma eventi simili sono programmati anche in altre città europee, Roma compresa.
Nel corso dell’anno si erano già svolte altre due proteste: la prima in primavera, in reazione ai tagli annunciati da Elon Musk, e la seconda a giugno, contro la parata militare promossa dall’amministrazione Trump. Secondo i promotori, l’attuale mobilitazione starebbe contribuendo a costruire una rete di opposizione più coesa. I rappresentanti democratici di tutto il Paese hanno pubblicato post e messaggi a sostegno delle proteste. Tra le figure politiche che hanno aderito vi sono anche esponenti di rilievo come Chuck Schumer, leader della minoranza democratica al Senato, e il senatore indipendente Bernie Sanders. Quest’ultimo ha aizzato i manifestanti così: "Tante persone hanno combattuto e sono morte nel corso della storia di questo Paese per preservare la nostra democrazia.
Non permetteremo a Trump o a chiunque altro di portarcela via". La Casa Bianca e i repubblicani hanno invece minimizzato le manifestazioni definendole frutto di posizioni radicali. “Raduni Hate America”, la definizione scelta dai trumpiani.