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La tempesta, la stanchezza, le teorie alternative: così morirono in 90 sul volo

82 passeggeri e 8 membri dell’equipaggio: questo il drammatico bilancio del volo Ethiopian Airlines 409, schiantatosi il 25 gennaio 2010 a Beirut

La tempesta, la stanchezza, le teorie alternative: così morirono in 90 sul volo

Un incidente insolito e improbabile, una tragedia difficile da spiegare. Ed è per questo motivo che molte persone ancora oggi continuano a non credere alla versione fornita dalle autorità, sicure di un atto terroristico. Sono trascorsi tredici anni dal dramma dell’Ethiopian Airlines 409, volo internazionale programmato da Beirut, in Libano, ad Addis Abeba, in Etiopia, che si schiantò nel Mar Mediterraneo quattro minuti dopo il decollo. Nessun sopravvissuto, bilancio di 90 morti: a bordo dell'aereo - un Boeing 737-8AS - 82 passeggeri e 8 membri dell’equipaggio.

La tragedia dell'Ethiopian Airlines 409

25 gennaio 2010, ore 2.30: dopo aver controllato carico e carburante, il Boeing 737-8AS accelera lungo la pista dell’aeroporto di Beirut Rafic Hariri e decolla. In cabina il comandante Habtamu Benti Negasa, da più di vent’anni nell’Ethiopian Airlines, e il ventitreenne Aluna Tamerat Beyene, appena uscito dall’accademia di volo. Le condizioni atmosferiche non sono favorevoli: formazioni nuvolose miste con temporali sparsi nella zona. E c’è una difficoltà da non sottovalutare: le montagne che sorgono a poca distanza dalla costa obbligano tutti i voli a decollare verso il Mediterraneo.

Ethiopian Airlines 409

Dopo pochi minuti di volo, qualcosa va storto. Un allarme avvisa i piloti che l’aereo si sta inclinando pericolosamente, decisamente oltre i limiti operativi. Il comandante fatica a correggere il problema, nonostante il supporto del controllore di volo, preoccupato da possibili insidie legate al traffico in entrata. La situazione non migliora, anzi: un rumore allarma la cabina e l’aereo entra in stallo. Ogni tentativo di ripristinare la normalità risulta vano: dopo 4 minuti e 17 secondi dal decollo, il volo Ethiopian Airlines 409 precipita in mare.

Le indagini

Si tratta del primo incidente di un aereo commerciale in Libano in trentacinque anni. Una tragedia che sconvolge il Paese intero, complice il periodo storico. Il primo pensiero va a un attacco terroristico. L’indagine viene affidata all’ex pilota Hamdi Chaouk, affiancato da Mohammed Aziz. Le forze dell’ordine si attivano immediatamente per la ricerca di eventuali superstiti, ma risulta subito chiaro che le speranze sono ridotte allo zero. Parallelamente la prima mossa degli investigatori è localizzare in fretta i rottami.

Le pressioni non mancano. Chaouk racconterà ai microfoni del programma “Mayday” di un pressing politico insostenibile, complici le voci incontrollate di un atto terroristico. Le ricerche non sono delle più semplici, tra onde alte e mare agitato. Alcuni rottami arrivano a riva “spontaneamente”, altri vengono recuperati dalla Marina insieme ai resti umani. Per recuperare i registratori serve però una ricerca approfondita, resa possibile dal sostegno e dalle attrezzature delle autorità francese.

Funerali vittime Ethiopian Airlines 409

In attesa del registratore di volo e del registratore di cabina, gli investigatori ascoltano il controllore di volo. La sua testimonianza “sposa” la teoria del sabotaggio, parlando di uno strano bagliore. Impossibile non pensare a un’esplosione, ma la pista viene scartata dagli inquirenti: i rottami non evidenziano danneggiamenti, macchie nere o di fuliggine.

Recuperate le scatole nere, gli investigatori provano a scovare qualche traccia legata allo schianto. Depennate le ipotesi di guasti meccanici e malfunzionamenti, gli investigatori concentrano la loro attenzione su stabilizzatori (posizione un po’ troppo bassa) e compensatori (leggermente difettosi nei Boeing 737-8AS). Si recano dunque a Seattle per sfruttare il simulatore di volo della Boeing, ma i test non segnalano criticità.

La svolta

Veglia vittime Ethiopian Airlines 409

Un altro vicolo cieco, ma le pressioni aumentano. Gli investigatori tentano un’altra strada e provano a consultare il registratore di cabina per effettuare delle valutazioni sull’equipaggio. E notano qualcosa di strano nel dialogo tra comandante e primo ufficiale: una conversazione lenta, pesante. Nessun contrasto, ma segni evidenti di stanchezza, di difficile comprensione. E si fa strada l’ipotesi di “sottile incapacità”, status diverso dal classico errore del pilota e legato a determinati scenari come abuso di alcol o di droga.

“Non ti viene voglia di dormire qui?”, chiede il comandante al primo ufficiale. E ancora, un dialogo scherzoso sulla stanchezza, con tanto di riferimento alla marijuana. Gli investigatori decidono di ripercorrere le ultime ore dei due piloti, ma anche i loro stili di vita: nessun problema con l’alcol o con le sostanze stupefacenti. La pista dell’eccessiva stanchezza si rivela quella corretta: prima del volo Ethiopian Airlines 409, avevano mangiato pesante con relative ripercussioni sul sonno. Inoltre il comandante aveva lavorato pressoché ininterrottamente negli ultimi due mesi.

Allo sfiancamento va aggiunta la condizione di maltempo, tale da aggiungere pressione ai piloti. Un mix di fattori in grado di fare perdere consapevolezza: l’aereo ha deviato due volte dalla direzione assegnata, ha virato troppo rapidamente quattro volte, è andato in stallo in due occasioni e, ancora, è andato in retromarcia e ha superato la sua velocità massima. Tutto questo nel giro di tre minuti.

La conclusione sulla tragedia dell'Ethiopian Airlines 409 degli inquirenti è netta: l’incidente è stato causato da un equipaggio troppo stanco e troppo confuso per porre rimedio alla prima virata sbagliata.

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