
Una grossa crepa si è aperta nell’immagine di marmorea solidità che la Russia vuole propagandare nel mondo. Il ministro dello Sviluppo economico Maxim Reshetnikov, intervenendo durante il Forum di San Pietroburgo, ha affermato che l’economia della Federazione sta attraversando una fase di raffreddamento e che, secondo il sentimento attuale delle imprese, sarebbe sull’orlo della recessione.
“Secondo i dati, stiamo assistendo a un raffreddamento dell’economia. Ma tutti i nostri dati sono uno specchietto retrovisore. In base al sentimento attuale delle imprese, sembra che siamo già sull’orlo di entrare in recessione”, ha dichiarato il membro del governo di Mosca. “Non sto dicendo che prevedo una recessione, ma che siamo sul limite, e ciò che accadrà dipenderà dalle decisioni che prenderemo”. Già a fine maggio, Reshetnikov aveva segnalato i rischi di un “surriscaldamento al contrario”, ovvero quello di un raffreddamento eccessivo dell’economia, sottolineando allo stesso tempo un rallentamento dell’inflazione e la necessità di interventi mirati della Banca di Russia, con un allentamento delle politiche monetarie restrittive.
E proprio secondo la governatrice Elvira Nabiullina, queste ultime sarebbero state necessarie per mettere le briglie a “un’economia vivace”, dipingendo il rallentamento del Pil come “una via d’uscita dal surriscaldamento” dei mesi precedenti. Il costo del denaro, però, pur essendo stato tagliato all’inizio del mese rimane ancora altissimo, al 20%. E l’inflazione è arrivata al 9,8%.
Secondo il vice direttore generale del più grande istituto di credito russo, Sberbank, per far ripartire l’economia si dovrebbero abbassare i tassi di interesse al 12% o al 14%, in modo da “riavviare i prestiti per gli investimenti”. Ma l’apparato russo, dopo tre anni di guerra in Ucraina, non può più nascondere i sintomi di sofferenza. Nel 2025, le spese per la difesa sono aumentate di un ulteriore 25% e, dopo una prima contrazione nel 2022, la Federazione ha registrato una crescita del Pil del 4% per due anni consecutivi.
Secondo la banca centrale del Paese, alla fine dell’anno corrente l’aumento si attesterà tra l’1% e il 2%. L’aumento degli stipendi ha fino ad ora sostenuto la domanda, che però adesso è arrivata al limite della sua capacità produttiva.