
I punti chiave
Anche se si tratta di un'area molto piccola rispetto al resto della super abitazione di quasi 500 metri quadrati (sono presenti ben 30 vani), il Comune di Roma ha deciso di portare Francesco Totti in tribunale per una presunta depandance abusiva di 60 mq che è stata costruita nel giardino della villa nel quartiere residenziale Axa di Roma.
Un procedimento lungo 10 anni
Come riportato da La Repubblica, sarà il prossimo 8 luglio che Totti si ritroverà di fronte al Consiglio di Stato che rispondere alle accuse degli uffici della Capitale in un braccio di ferro che ormai va avanti praticamente dal 2016. L'ex calciatore, proprietario della villa, aveva già vinto due anni fa dopo una sentenza del Tar del Lazio che è stata impugnata dal Comune perché sarebbe avvenuto un errore della notifica nel passaggio processuale dal cartaceo a quello telematico. In quel caso gli avvocati del Campidoglio non hanno potuto ribattere e far valere le proprie ragioni.
Le nuove verifiche
Per questo motivo il Comune della Capitale ha deciso in un secondo momento di fare tutte le verifiche del caso con un nuovo iter di verifica edilizia confermando quanto detto in un primo momento, ossia che quei 60 mq di depandance nei pressi della piscina della villa sono abusivi. La contestazione è avvenuta alla fine del mese di febbraio e regolarmente ricevuta da Totti con l'ex bandiera della Roma che, come scrive il quotidiano, è difeso da due avvocati, Luca Maria Pietrosanti e Francesca Coppi.
Insomma, una vicenda tutt'altro che conclusa e che potrebbe raggiungere addirittura i 10 anni se si continuerà ad andare avanti dopo la data dell'8 luglio quando si aspetta il verdetto del Consiglio di Stato che dovrà dire la sua sul ricorso del Campidoglio e sulla regolarità, o meno, della costruzione contestata a Totti.
Non è la prima volta che l'ex calciatore si trova invischiato in problemi del genere dopo la turbolenta separazione con l'ex moglie, Ilary Blasi e alcune indagini come quella dello scorso novembre per un'omessa dichiarazione dei redditi a cui ha successivamente rimediato versando 200mila euro nelle casse statali.