Cronaca locale

"Su tutte le furie per i jeans della figlia". Algerino a processo per maltrattamenti

La 12enne ha raccontato agli investigatori di avere paura del padre, che le impediva di uscire da sola, incontrare persone di sesso maschile e mangiare carne di maiale, facendola cadere in depressione

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Si avvicina la fine dell’incubo per una ragazzina di 12 anni, residente nella provincia di Salento. Il padre, un 47enne algerino, è finto sotto inchiesta con l’accusa di maltrattamento e gli è stato imposto il divieto di avvicinamento a 500 metri dalla figlia, dalla ex moglie e dai luoghi da loro frequentati. Stando alle testimonianze della giovane, l’uomo di religione musulmana mal sopportava il fatto che la 12enne volesse adottare lo stile di vita occidentale, in particolare per quanto riguarda l’abbigliamento. L’udienza preliminare è fissata per il 14 febbraio davanti al gup Giulia Pronto. L’imputato sarà difeso dall’avvocato Ezio Maria Tarantino

Papà tollerava solo le maniche corte. Per tutto il resto manifestava una totale opposizione nei riguardi della espressione della cultura occidentale”, ha raccontato la ragazza agli psicologi. “La religione musulmana mi è stata imposta ma io mi sono sempre rifiutata e sono atea”. Nel corso dell’incidente probatorio, la giovane ha anche confessato di avere paura del padre e di aver attraversato un periodo di forte depressione. L’algerino, trasferitosi da diversi anni in Italia e sposatosi con una donna pugliese, era rimasto molto legato ai principi del suo credo e li aveva imposti alla figlia con minacce e insulti, facendole vivere una vita di terrore ben diversa da quella dei suoi coetanei liberi da questo genere di costrizioni.

Non poteva uscire di casa da sola, il genitore andava su tutte le furie se le vedeva addosso un top o vestiva un paio di jeans strappati”, ha scritto il pm Rosaria Petrolo nella richiesta di rinvio a giudizio a carico dell’uomo. “Non le era permesso incontrare persone di sesso maschile e neppure mangiare carne di maiale”. Secondo la ricostruzione della procura di Lecce, la ragazzina ha tollerato le imposizioni paterne fino a quando non è cresciuta, per poi ribellarsi. Le indagini sono partite nel marzo del 2023, dopo la denuncia fatta dalla ex moglie su spinta della giovane alla stazione dei carabinieri del comune di Nardò. Secondo quanto riferito agli investigatori, inoltre, anche dopo la fine del matrimonio l’uomo si presentava spesso sotto casa della donna in preda ai fumi dell’alcol, rimproverandola di far vestire la figlia in modo troppo affine alla cultura dell'Occidente.

Si tratta, dunque, dell’ennesimo caso di mancata integrazione e di imposizione di uno stile di vita che mal si accorda con i principi del nostro Paese.

Un fatto molto simile si è verificato a Firenze, dove un magrebino di 54 anni è stato condannato per aver più volte malmenato la moglie e la figlia, accanendosi su quest’ultima, anche in questo caso, per il suo stile di vita giudicato "troppo occidentale".

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