Cronaca locale

La parabola discendente del Beccaria: il governo subito in campo

Il carcere Beccaria versa da tempo in una condizione d'abbandono. Il ministero delle Infrastrutture e quello della Giustizia hanno firmato a inizio mese un accordo per concludere i lavori

La parabola discendente del Beccaria: il governo subito in campo

Sono ore di grande apprensione dopo la notizia della fuga di sette giovani detenuti dal carcere minorile Beccaria di Milano. Tre dei fuggitivi sono già stati rintracciati, mentre proseguono le ricerche degli altri quattro, ma imperversa la polemica per quanto accaduto durante il giorno di Natale. Si parla di abbandono, mancate risorse, e lavori interminabili.

L'accordo firmato col ministero della Giustizia

Il lavoro che interessava la casa circondariale milanese stava andando avanti da anni, come confermato dagli impiegati della struttura, ma, a quanto pare, all'inizio di questo mese è stato firmato un accordo fra gli uffici del ministero delle Infrastrutture e il ministero della Giustizia.

Nel documento, come riportato dalle principali agenzie di stampa, si è concordato di terminare l'opera presso il carcere entro aprile 2023. Sembra che i lavori al cantiere avessero subito un rallentamento nel periodo della pandemia, ma il governo stava provvedendo a rimettere in moto tutta la macchina. Sono i ministeri a doversi occupare degli interventi di edilizia carceraria, e l'accelerazione avvenuta a inizio dicembre dimostra come il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini fosse determinato a risolvere una questione che si stava trascinando da anni.

Purtroppo la fuga è avvenuta prima, ed è stata inevitabile. Al momento le ricerche dei detenuti evasi vengono seguite con grande attenzione dai ministri. Il sottosegretario alla Giustizia con delega alla giustizia minorile Andrea Ostellari ha già raggiunto il Beccaria per una visita. Soltanto poche ore fa, il carcere è stato interessato anche da una protesta, con tanto di incendio.

Da carcere modello al caos dilagante

Noto per aver ospitato fra le sue mura detenuti come Renato Vallanzasca e Erika De Nardo, il carcere Beccaria pare aver perso quel ruolo di struttura rieducativa che aveva un tempo. Ad ammetterlo è anche chi ci lavora da anni, come il cappellano don Gino Rigoldi, profondamente colpito dalla fuga dei ragazzi.

Il Beccaria non ha più una guida, manca da tempo un direttore. "Ce la si è cavata con dei 'facente funzione'", spiega il religioso. All'interno della casa circondariale c'è un costante clima di sospensione, vengono a mancare quell'ordine e quella disciplina necessari per riformare i giovani detenuti.

Aggressioni fisiche e verbali, disordini, violenze, capitano quasi a cadenza quotidiana. Come se ciò non bastasse, fra i detenuti si trovano anche 25enni, quando invece la struttura dovrebbe essere dedicata solo ai minori.

Don Gino Rigoldi sta dando l'allarme da anni. Già nel 2018, dopo l'ennesima rivolta conclusa con coperte e materassi incidendiati, il parroco aveva invocato un intervento da parte delle autorità. "La situazione al Beccaria è al limite e nessuno fa niente. Non so se bisogna aspettare che ci scappi il morto, perché il ministero si muova", aveva dichiarato, come ricordato da Repubblica. E, ancora: "Le guardie sono brave, giovani, motivate. Fanno il possibile per far funzionare tutto, così come gli educatori e i volontari. C'è un lavoro di squadra ma tutto è vanificato da questa sensazione di abbandono da parte dello Stato e del governo".

Beccaria carcere 1

"Un modello nel passato remoto", lo dice anche Sala

Amaro anche il commento del sindaco di Milano Beppe Sala. Intervenuto sul caso, il primo cittadino ammette che un tempo il Beccaria era stato un modello, ma si tratta, purtroppo, del passato.

"Io il Beccaria lo conosco bene. L’ultima mia visita risale a poco tempo fa, per la precisione a settembre. E comunque più volte ci sono stato insieme a Don Gino Rigoldi. Sempre insieme a lui abbiamo fatto continui richiami ai Governi che si sono succeduti per mettere mano a questo problema ormai fin troppo evidente", scrive su Facebook Sala. "Non c’è proprio più spazio per chiacchiere o affermazioni generiche di 'sconcerto'. Il Beccaria era un carcere modello. Lo era nel passato, in un passato ormai remoto. Questa è la situazione. Chi si vuole scandalizzare per l’accaduto è libero di farlo.

Ma la realtà va guardata in faccia", conclude.

Commenti