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Il furto nella base Nato, le miscele clandestine e la truffa: 46 indagati in tutta Italia

Scoperta maxi truffa che ha coinvolto diversi distribuitori stradali in tutta Italia, gestita da tre imprenditori. Confiscati beni per 3 milioni di euro

Il furto nella base Nato, le miscele clandestine e la truffa: 46 indagati in tutta Italia

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Il furto nella base Nato, le miscele clandestine e la truffa: 46 indagati in tutta Italia

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Tre imprenditori che gestiscono una società di carburante, in Provincia di Rimini, sono indagati per avere importato, in modo fraudolento, da una base Nato in Belgio, 900 litri di cherosene mediante la fabbricazione di falsi documenti che avrebbero individuato come destinatario alcune società greche. I Finanzieri del Comando provinciale di Rimini hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro emesso dal gip del tribunale in applicazione della normativa antimafia con cui è stata disposta la confisca di beni dal valore complessivo di 3 milioni di euro ai danni dei tre. Nel registro degli indagati compaiono altri 43 nomi nell’ambito della stessa investigazione.

La truffa

L’operazione, condotta dal Nucleo di polizia Economico-Finanziaria, è stata denominata “Steal Oil” e coinvolgerebbe svariati distributori stradali in tutta Italia, ubicati principalmente in Lazio, Umbria e Abruzzo. Secondo le indagini, la centrale operativa della truffa si trovava in provincia di Rimini, dove c'erano tre imprenditori, uno originario di Ancona, uno di Rimini e il terzo della provincia di Roma (Nettuno), che gestivano insieme un’azienda che distribuisce carburante.

I tre uomini hanno orchestrato la truffa nel seguente modo: mediante la produzione di una fittizia documentazione, erano riusciti ad accedere ad un oleodotto sito in Belgio, presso una base Nato, affermando di dover prelevare del cherosene per rifornire delle aziende in Grecia, cosa non vera. In soli quattro mesi di attività, i tre sono riusciti a sottrarre 900 mila litri di miscela ma che, in realtà, non destinavano a nessuna azienda in Grecia. Una volta entrati in possesso del cherosene, questo veniva trattato in un deposito abusivo in cui veniva mischiato con gasolio ed olio rigenerante per poi essere consegnato ad almeno una trentina di distributori stradali, del tutto consapevoli della natura truffaldina del prodotto, per poi spacciarlo, a loro volta, ai clienti come diesel. Sembra che parte della miscela sia stata trattata abusivamente anche in alcuni depositi in provincia di Roma, Latina, Napoli e Lucca.

Al momento gli indagati risultano 46, ma i tre imprenditori sono già stati oggetto di un provvedimento da parte del Tribunale di Rimini che ha predisposto il sequestro dei beni appartenenti ai tre per un valore pari a 3 milioni; uno di loro si è visto anche il sequestro di asset corrispondenti al valore di 34 milioni di euro.

I tre sono accusati di una serie di reati a sfondo economico-finanziario quali frode nell’esercizio del commercio, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, ricettazione, tentata truffa allo Stato in relazione alla richiesta di finanziamenti pubblici Feasr - il bando della Regione umbra - e di contrabbando di oli minerali.

il colonnello della Guardi di Finanza, Alessandro Coscarelli, ha dichiarato sulla vicenda: "Le frodi alle accise arrecano gravi danni alle entrate dello Stato ed effetti distorsivi alle regole della libera concorrenza .

Inoltre l'utilizzo di prodotti petroliferi chimicamente alterati può determinare rischi sia per l'ambiente che per la sicurezza della circolazione stradale" , ha poi aggiunto: "In questo particolare momento, i risultati conseguiti nell'operazione odierna sono la dimostrazione che la soglia di attenzione del Corpo è sempre molto alta e non bisogna mai abbassare la guardia, nell'interesse ed a tutela delle capacità di spesa delle famiglie".

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