Giorgio Armani, avvio al testamento subito dopo i funerali: le ultime volontà dello stilista

L'Azienda, le ville, gli yacht, l'Olimpia Milano e La Capannina: un impero da 12 miliardi di euro

Giorgio Armani, avvio al testamento subito dopo i funerali: le ultime volontà dello stilista
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"Il re è morto, viva il re". Armani era Re Giorgio e lascia un impero da oltre 12 miliardi di euro che adesso dovrà essere diviso secondo le sue volontà testamentarie. È noto come lo stilista abbia curato, nel tempo, i dettagli per la sua successione. Prima di tutto, per assicurare nelle mani delle persone a lui più care il futuro del gruppo, attribuendo un ruolo chiave alla Fondazione Armani. Senza figli, il re della moda ha potuto dividere l'eredità senza quote di legittima, che la legge riserva al coniuge e ai figli. Tra opere d'arte, yacth di lusso, ville e appartamenti, la squadra di basket Olimpia Milano e il locale La Capannina di Forte dei Marmi, le azioni Luxottica e il 99.9% della Giorgio Armani spa - lo 0,1% lo controlla la Fondazione Armani - il patrimonio di quello che è astato per anni il punto di riferimento della moda in Italia è immenso e ora dovrà essere diviso tra i nipoti e il compagno di una vita.

Cresce l'attesa per il momento che famiglia, azionisti e curiosi stanno aspettando: l'apertura del testamento. A farci stare con il fiato sospeso è il Comune di Milano. Infatti, secondo le normali procedure, possono passare fino a 15 giorni per ottenere il documento ufficiale dell'atto di morte. In questo caso, visto anche il grande impatto mediatico, gli uffici comunali potrebbero chiudere la pratica in pochi giorni. Conclusione: in settimana il notaio potrebbe convocare la famiglia e i membri dell'azienda per chiarire le ultime volontà dello stilista piacentino. Ad entrare nello studio saranno allora i tre nipoti, Silvana e Roberta, figlie del fratello Sergio, già defunto, e Andrea Camerana, figlio della sorella Rosanna, nonché Leo Dell'Orco, compagno di lavoro e di vita di Armani. Il documento sarà aperto a breve, ma lo statuto della società parla chiaro: sei categorie di azioni, poteri ben distribuiti, e la tutela dello stile Armani, tanto nei prodotti quanto nella conduzione aziendale.

Secondo quanto riportato nel 2023 dal Corriere - riuscito ad acquisire una copia del testamento - sarebbe stato inserito il divieto di procedere con fusioni o quotazioni in Borsa nei primi cinque anni dalla sua morte.

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