Cronaca locale

Corso Como, terra di nessuno: la rabbia dei commercianti contro Sala

Il Comune ha completamente abbandonato la famosa via della movida milanese. I gestori dei locali pagano una sorveglianza privata per sentirsi sicuri. Ma non basta

Corso Como, terra di nessuno: la rabbia dei commercianti contro Sala
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Corso Como è stato beffato dal Comune di Milano e, dopo tanti anni di lotta, il Consorzio commercianti corso Como si è sciolto ed è ora in liquidazione. Il quartiere ha perso, ma ha perso soprattutto Palazzo Marino che si è fatto sfuggire l'occasione di mettere in sicurezza una delle zone più problematiche della città. E pensare che all'inizio sembrava tutto in discesa, o quasi, visto che anche l'assessore alla Casa, Pierfrancesco Maran, si era detto favorevole al progetto proposto dai commercianti.

Degrado e insicurezza

"Degrado e insicurezza continuano ad affliggere la città di Milano, ma di una risposta del Comune ancora nessuna traccia. Tutto tace anche quando i commercianti di Corso Como decidono di pagare di tasca propria nuovi dehors dotati di telecamere e un servizio di vigilanza per assicurare una movida più sicura. E dire che l’assessore Pierfrancesco Maran aveva affermato, ai tempi, di essere favorevole al progetto, ma nulla è cambiato e dopo quasi tre anni è tutto fermo", ha ricordato Gianluca Comazzi, consigliere comunale di Forza Italia e assessore regionale al Territorio e Sistemi Verdi. "Non mi stupisce -ha poi continuato il forzista- oramai è chiaro che della sicurezza dei propri cittadini all’Amministrazione non importa. Si salvi chi può".

Il problema risale ad una delibera della Giunta comunale del 2004 che vieterebbe l'installazione di dehors fissi, con tanto di telecamere, in corso Como. Era consentito solo posizionare sedie, tavolini e ombrelloni. Alessandro Esposito, avvocato del Consorzio, ha spiegato la situazione: "Il Consorzio si era fatto da tramite tra il Comune e i commercianti per un progetto, nel quale erano previsti anche degli schermi pubblicitari per cercare di coprire i costi nel tempo ma i funzionari volevano applicare dei tassi incredibili su questi totem come se ci fosse del lucro, cosa che non c’era assolutamente". Per gli schermi pubblicitari Palazzo Marino chiedeva un prezzo esorbitante rifacendosi a un algoritmo assurdo.

Cosa prevedeva il progetto

Il progetto proposto dai commercianti prevedeva nuovi dehors trasparenti dotati di impianti di videosorveglianza con quattro telecamere per ogni struttura. Inoltre, ci sarebbe dovuto essere anche "un servizio di vigilantes ogni fine settimana con pattugliamento nelle ore serali. Ma non solo, avrebbe riguardato anche la riqualificazione dell’arredo urbano della strada, con l’abbattimento delle barriere architettoniche, il rifacimento della pavimentazione e la sostituzione delle panchine. Il costo totale, per realizzare tale progetto, sarebbe stato di 1,5 milioni di euro per il primo anno. Spesa che avrebbe sostenuto il Consorzio Commercianti Corso Como", ha continuato Esposito.

Alla fine, con un nulla di fatto, il Consorzio è stato sciolto ed è ora in liquidazione: "All'inizio ci eravamo sentiti con Palazzo Marino tramite mail perché eravamo durante il lockdown e ci era stato garantito che il progetto si sarebbe fatto. Poi invece è cambiato tutto. E pensare che ci avevano anche spinto a creare questo Consorzio che non è costato pochi soldi: tra tutti, erano 7 attività commerciali, hanno buttato via circa 50mila euro, se non di più. Il Comune di Milano si è comportato malissimo con dei commercianti che erano appena usciti dal lockdown e che stavano vivendo una situazione economica degli ultimi mesi non certo rosea". Inoltre, il Consorzio commercianti corso Como aveva chiesto al Comune una concessione dell’area almeno decennale così da ammortizzare i soldi previsti per comprare e installare i nuovi dehors e assumere i vigilantes. Palazzo Marino aveva però risposto picche.

A tarda notte diventa "terra di nessuno"

Anche l'avvocato Giampaolo Berni Ferretti, consigliere del Municipio 1, ha sottolineato che la sicurezza è un tema che va affrontato al più presto. "La polizia locale non c’è, non fa prevenzione: non si fanno nemmeno vedere in giro in divisa, almeno come deterrente. Non si possono abbandonare così le cose. Il problema della sicurezza c’è a ogni ora, ma fino a quando sono aperti i commercianti c’è un certo presidio della zona, quando chiudono invece diventa 'terra di nessuno’. Ci sono i buttafuori dei locali ma finisce lì".

Secondo Berni c'è anche "una situazione di degrado dovuta allo spaccio, non si può dimeticare l'asse Brera-Garibaldi-corso Como. Per Sala non c’è il problema della sicurezza ma solo quello della tolleranza. Questa è una scelta politica e quindi c’è una responsabilità politica. Ma sbagliano, perché la politica è convincere le persone a fare un percorso insieme e indicare loro una strada, non è pianificare la vita dei cittadini con un intervento pubblico. Così non possono dire di essere liberali, non lo sono mai stati. I commercianti, pure in difficoltà economica, hanno cercato di investire nel suolo pubblico per provare a risolvere una situazione intollerante - ha continuato il consigliere - ma dopo due anni di riunioni uno si stanca anche perché il Comune continua a chiedere sempre più soldi. A un certo punto, non arrivando a niente, il Consorzio è stato sciolto ed è ora in liquidazione. Ѐ logico, nessuno vuole rinnovare l’iscrizione se non si raggiungono gli obiettivi prefissati. Questa della Giunta Sala è una volontà politica di non coinvolgere i cittadini".

La polizia non si vede in giro

A chiedere maggiore sicurezza non sono solo i commercianti, ma anche i residenti. Paolo ha paura quando la sua fidanzata, Roberta, scende la sera con il cane, un barboncino nano, per l'ultima uscita del giorno: "Le chiedo sempre di telefonarmi appena è per strada e di restare al telefono con me finché non torna a casa. Lo so che non è molto, però così almeno posso cercare di fare qualcosa nel caso in cui venga avvicinata da malintenzionati. Prima scendeva con Birillo verso le 23, adesso anticipa di un'ora ma la zona è sempre pericolosa, anche perché non si vedono mai in giro le forze dell'ordine".

Ma il problema non è solo quello della sicurezza, ci sarebbero tante cose da mettere a posto. "Ormai è una situazione impossibile. Il problema maggiore è quello riguardante la sicurezza, che qui secondo me è anche peggio rispetto al resto della città. Ma il disagio per noi che abitiamo in questa zona è dato anche dai parcheggi: trovare un posto è praticamente impossibile. Ci sono macchine lasciate sui passi carrai, in seconda fila, perfino in diagonale sulle strisce pedonali. Venerdì sono dovuta andare al lavoro in auto perché c'era lo sciopero dei mezzi e quando sono tornata a casa sono stata quasi due ore a girare per trovare un buco. E per fortuna che non ho una macchina grande", ha raccontato Erica che abita a pochi metri dalla movida e lavora in una palestra in porta Romana. "La settimana scorsa ho visto due arrivare alle mani per un posto. Il ragazzo è sceso dall'auto e si è messo a sbraitare contro l'altro conducente. Se la ragazza che era in macchina con lui non avesse insistito per andare via non so cosa sarebbe successo".

"Una situazione drammatica"

Visto che da Palazzo Marino non arriva praticamente alcun aiuto, alcuni gestori di locali e ristoranti hanno deciso di pensare da soli alla propria sicurezza e a quella dei loro clienti. "Ovviamente siamo rimasti molto delusi da quello che è successo, ci aspettavamo una risposta positiva dal Comune, che non è arrivata. Questa è una battaglia che facciamo da tanti anni e non siamo ancora riusciti a vincerla. Sarebbe stato un modo per valorizzare la zona e cercare di togliere l'idea che sia pericolosa", ha raccontato Federica della 'pizzeria di Porta Garibaldi', bottega storica di corso Como 6. La giovane ha poi aggiunto che "la polizia non si vede praticamente mai, a volte passano verso le 18-20, ma quando servirebbero maggiormente, a tarda serata, non tornano. Per questo motivo abbiamo deciso, insieme ad altri gestori, tra cui anche quelli delle discoteche, di ricorrere a una vigilanza privata. Ovviamente a nostre spese. In questo modo cerchiamo di dare un po' di sicurezza alla strada, arriviamo noi dove il sindaco non arriva".

La signora Milena del Caffè Novecento ha parlato di una situazione drammatica. "Siamo ormai allo sbaraglio. Noi siamo qui dal '90 e negli ultimi anni è peggiorato tutto; non è certo una bella pubblicità per corso Como. Anche noi abbiamo deciso di aderire alla sorveglianza privata. Fortunatamente per noi, risse e accoltellamenti avvengono quando ormai siamo già chiusi.

La polizia non si vede ma tanto hanno le mani legate, se prendono qualcuno il giorno dopo è già fuori", ha concluso quasi rassegnata.

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