Cronaca locale

Imu sulle case dei coniugi non dovuta, cosa succede ora

La stima del buco del Campidoglio prevista è di circa mezzo miliardo: potrebbero fioccare i ricorsi, ma non sono escluse delle novità

Imu sulle case dei coniugi non dovuta, cosa succede ora a Roma

Mezzo miliardo di euro: a tanto ammonterebbe la somma dei risarcimenti dell'Imu che Roma dovrebbe pagare dopo che la Corte Costituzionale ha rimodulato, nell'ottobre scorso, sia il concetto di prima e seconda casa sia – di conseguenza – l'entità del tributo sugli immobili. Per il Campidoglio, quindi, una vera e propria beffa rischierebbe di aggiungersi dopo già il danno di minori introiti dall'imposta (circa 150 milioni di euro soltanto nel 2023) che è una delle principali fonti di entrate dei Comuni. Lo spettro di una pioggia di ricorsi potrebbe dunque aleggiare sulla Capitale dopo la recente sentenza della Consulta. Andiamo a vedere i dettagli.

Le motivazioni della Consulta

Con la sentenza 2009 del 2022 è stato rimodulato, per il pagamento dell'Imu, il concetto di dimora abituale per un singolo nucleo familiare. La Corte Costituzionale ha infatti sentenziato che per "abitazione principale si intende l'immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente". Di conseguenza se uno dei coniugi ha la residenza fuori Roma ma lavora nel proprio territorio, può chiedere di considerare prima abitazione l'immobile che ha nella Capitale.

In questo modo viene esentato dalla tassa e, allo stesso tempo, sarebbe discriminato chi decide di sposarsi o di costituire un'unione civile rispetto ai conviventi di fatto. Ma la decisione della Corte apre le porte anche per presentare ricorso per gli ultimi cinque anni di versamenti o rimette in giochi i contenziosi in atto. A Roma Capitale spiegano che "il rischio di ricorsi da parte dei cittadini c'è", ma non confermano la stima che invece ha fatto la Cgil (500 milioni, per l'appunti) preferendo aspettare il versamento delle prossime scadenze per avere un quadro più chiaro della situazione.

Ma c'è una buona notizia

Detto questo, va avanti la trattativa con il governo insieme all'Anci per trovare una soluzione: se fosse complicata la strada normativa (una legge per superare la sentenza), molto più probabile sarebbe ipotizzare uno stanziamento straordinario per salvare i bilanci delle amministrazioni, che con i soldi dell'Imu sistemano la viabilità o garantiscono servizi essenziali come la raccolta dei rifiuti o i trasporti. Ma buone notizie per il Campidoglio arrivano dal Milleproroghe, dove era stato approvato un emendamento dei senatori Andrea De Priamo (FdI) e Beatrice Lorenzin (Pd) per prorogare da 48 a 60 mesi il pagamento dei debiti pregressi di Roma Capitale. Riguardo ai tempi già previsti dal commissariamento, si estende, "il termine per presentare istanze di liquidazione dei crediti contratti a qualsiasi in data antecedente al 28 aprile del 2008". Questo consentirà al Campidoglio di risparmiare e di rimandare le vecchie pendenze a condizioni migliori.

Imu coniugi, come chiedere i rimborsi

I rimborsi non arrivano in automatico, ma vanno richiesti dal singolo cittadino. La domanda dovrebbe essere presentata al proprio Comune di residenza entro 5 anni dal versamento effettuato oppure da quando è sorto il diritto alla restituzione, cioè al 13 ottobre 2022: giorno in cui la sentenza della Corte Costituzionale è stata depositata. Confedilizia ha predisposto un modello di istanza disponibile presso gli sportelli delle associazioni territoriali. Nel caso in cui le richieste non vengano accolte e si pensi di avere diritto al risarcimento, sarà possibile rivolgersi a un giudice tributario.

La nuova norma ha un effetto retroattivo: le domande di rimborso dell'imposta versata possono dunque essere presentate anche per le annualità passate e ancora oggetto di potenziale accertamento (ultimi 5 anni).

La domanda tardiva non dà accesso al risarcimento: la Cassazione ha chiarito che, decorso il termine di decadenza (5 anni), l'interessato non ha più nessuna forma di tutela.

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