Cavo d'acciaio teso in strada a Milano, ma il giudice li condanna per blocco stradale

Alex Baiocco e Michele Di Rosa sono stati condannati per blocco stradale. Entrambi si sono scusati per ciò che hanno fatto

Cavo d'acciaio teso in strada a Milano, ma il giudice li condanna per blocco stradale
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Aveva fatto molto discutere la vicenda del cavo teso da una parte all'altra della carreggiata, e ad altezza uomo, in viale Toscana a Milano. Un gioco, una trovata per combattere la noia, organizzato da un un gruppo di giovani del tutto incuranti delle potenziali conseguenze. Altissimo il rischio di provocare un incidente, se non una vera e propria strage. A distanza di mesi arrivano le condanne nei confronti degli autori. Alex Baiocco e Michele Di Rosa, infatti, hanno ricevuto una pena per i fatti dello scorso gennaio.

La sentenza

Stando a quanto riferito nella giornata di oggi, il 24enne Alex Baiocco, attualmente detenuto nel carcere milanese di San Vittore, ha ricevuto una condanna a tre anni con rito abbreviato. Michele Di Rosa, un ragazzo di 18 anni che si trova già ai domiciliari, è stato invece condannato a due anni e mezzo con patteggiamento. Entrambi sono accusati di blocco stradale. In questo modo si è espresso il gip Sonia Mancini, che ha esaminato il caso di due dei tre ragazzi responsabili della vicenda. Per quanto riguarda il terzo soggetto che nella notte fra il 3 e il 4 gennaio tese il cavo in viale Toscana insieme agli altri, il diritto a esprimersi va al Tribunale dei minori, in quanto si tratta di un ragazzo ancora minorenne.

Di Alex Baiocco, il maggiore del gruppo, sappiamo che ha già presentato richiesta per ottenere gli arresti domiciliari. Il pubblico ministero si sarebbe espresso in maniera contraria, ma il giudice non si è ancora espresso. Michele Di Rosa avrebbe invece chiesto la revoca dei domiciliari. Lavora come pasticcere e vorrebbe lasciarsi la vicenda alle spalle. Il suo avvocato, Gaetano Giamboi, ha sottolineato che Di Rosa si è costituito spontaneamente.

Quella "bravata", così l'avevano definita gli autori, è dunque costata molto cara. La vicenda avrebbe davvero potuto concludersi in maniera peggiore. Consapevoli di quanto fatto, i giovani si sono scusati. "Chiediamo scusa per quello che abbiamo fatto", hanno dichiarato anche in tribunale.

La vicenda

Il cavo teso venne avvistato in viale Toscana, a Milano, dal 26enne Nicola Ricciardelli, che aveva dato l'allarme. Il giovane aveva visto il gruppetto in strada intorno alle 2.30 del mattino. "Mi sono affacciato e c'erano dei ragazzi che al cartello del limite di 30 chilometri orari stavano tendendo un filo d'acciaio. Quando ho capito cosa stavano facendo gli ho urlato qualcosa e sono scappati via", aveva riferito il testimone durante un'intervista concessa a Repubblica. "Se fosse passato un motorino, il conducente sarebbe di sicuro morto".

Ed era stato proprio il pericolo di un

incidente mortale a far intervenire tempestivamente le forze dell'ordine. Il cavo, teso fra un albero e una pensilina della fermata Atm, avrebbe potuto danneggiare ciclisti, motociclisti e automobilisti.

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