Cronaca locale

"La prossima volta ti tagliamo la gola". La studentessa lascia l'università per l'emergenza sicurezza

Una studentessa ligure, Barbara, dopo un anno a Milano ha deciso di trasferire i suoi studi a Genova perché ha paura a vivere nel capoluogo lombardo. Ha subito due furti e un'aggressione

"Minacce, molestie e furti. Io, fuorisede, costretta a lasciare Milano per paura" Esclusiva

Barbara è una studentessa di 20 anni appena compiuti che ha deciso di abbandonare il suo sogno, ovvero quello di studiare in una città come Milano, perché ha paura. Lo scorso anno, appena terminata la maturità, aveva deciso di lasciare la sua città, La Spezia, per trasferirsi nel capoluogo lombardo e iscriversi alla facoltà di Economia e Commercio in Cattolica. Dopo un anno passato tra aggressioni, furti e il timore di dover trascorrere altri due anni in una città non sicura, ha deciso di chiedere il trasferimento a Genova. Adesso si sente sconfitta e pensa di aver buttato via una bella occasione, ma la paura stava mettendo a rischio anche il suo iter universitario. Ecco cosa ha raccontato a IlGiornale.it

Nonostante ci sia la Facoltà di Economia anche a Genova tu avevi deciso di trasferirti a Milano, perché?

"Perché ho sempre pensato che Milano offrisse maggiori opportunità e fosse anche un bel biglietto da visita per il futuro, una volta laureata. Diciamo che l'idea di vivere a Milano piace a molti studenti, io mi sono trasferita insieme a una mia compagna di classe del liceo. Lei studia Giurisprudenza e abbiamo trovato un appartamento da condividere".

Adesso però lo lascerai per trasferire i tuoi studi a Genova

"Sì esatto, è stato un anno difficile e sinceramente non mi aspettavo di gettare la spugna così presto ma non ce la faccio più. Stefania (l'altra ragazza) resterà a Milano, forse lei è più forte di me, o forse perché il suo ragazzo è di Milano e quindi ha un appoggio".

Perché hai deciso di andartene? Troppo duri gli studi?

"Assolutamente no, l'università è fantastica e ho fatto anche molte amicizie, ma ho paura anche solo a uscire di casa. Ho subito due furti e una tentata aggressione. Praticamente non vivo più e i miei genitori si sono accorti che stavo male parlando al telefono. Sono loro che mi hanno detto di tornare a casa. E io aspettavo solo quello, ma avevo paura di deluderli".

Raccontaci cosa ti è successo

"Io e Stefania viviamo in un bilocale in via Tadino, zona Porta Venezia, comodissimo per raggiungere l'Ateneo. Purtroppo però è una zona molto pericolosa e soprattutto la sera le ragazze rischiano a tornare a casa. Il primo furto l'ho subito dopo neanche un mese che ero a Milano: stavo guardando il cellulare seduta in metro quando un uomo me lo ha strappato di mano ed è saltato giù dal treno prima che si richiudessero le porte. Io sono rimasta immobile, non ho avuto neppure la forza di reagire. Avevo una lezione da seguire e invece mi sono ritrovata in commissariato a piangere".

Ma non è stata l'unica volta, giusto?

"No, infatti. Una sera avevo finito tardi in biblioteca e stavo tornando a casa. Ero scesa alla fermata dopo per passare in panetteria e comprare qualcosa da mangiare. Quando sono arrivata in via Lecco, era gennaio ed era già buio, nonostante fossero solo le 19, mi sono trovata davanti un ragazzo, credo marocchino, che mi ha detto di dargli la borsa. Aveva una bottiglia di birra in mano e la agitava guardandomi fisso, con aria minacciosa. Io ho provato a dirgli che avevo dentro pochissimi soldi, ma lui ha continuato ad avvicinarsi e allora gli ho allungato la borsa".

Il tuo aggressore cos'ha fatto?

"L'ha presa al volo e si è avvicinato ancora. Io non sapevo cosa fare, avevo paura che mi volesse violentare. Poi per fortuna ha sentito dei ragazzi parlare e se n'è andato velocemente imboccando una via traversa. Ho avuto davvero paura, quando sono arrivata a casa sono scoppiata a piangere. Nel portafoglio avevo solo una ventina di euro, meno male che il cellulare nuovo era nella tasca del soprabito, però in borsa avevo delle dispense da studiare zeppe di appunti. Ho dovuto recuperare tutto. Ma quello che è stato peggio è aver avuto paura e sentirmi impotente. Non sono riuscita neppure a scappare, ero bloccata".

È stato in quel momento che hai pensato di tornare in Liguria e abbandonare Milano?

"In un certo senso sì, o meglio, è stata la prima volta. La decisione vera e propria l'ho presa ad aprile, dopo Pasqua. Ero tornata dai miei per qualche giorno ed ero stata benissimo. Ero riuscita a rilassarmi e a studiare, cosa che ultimamente a Milano non riuscivo a fare: ogni rumore sulle scale mi faceva sobbalzare e anche in aula non mi fermavo oltre l'orario perché pensavo al ritorno e non ero tranquilla".

Quindi sei tornata Milano dopo le vacanze pasquali?

"Sì e con alcuni amici dell'università, due ragazze e un solo ragazzo, sono andata sui Navigli a fare un aperitivo per raccontarci come avevamo passato quei giorni lontani. Io avevo detto che volevo tornare a casa presto e quindi abbiamo passato insieme solo un paio d'ore. Dopo l'ape ci siamo incamminati per raggiungere la fermata del tram 9 che dai Navigli arriva fino a porta Venezia. Ѐ un itinerario molto lungo, attraversa tutta la città, ma mi sento più tranquilla a usare i mezzi di superficie. Comunque, erano passate da poco le 20 e per fare più veloce abbiamo tagliato per una via stretta e poco illuminata. A un certo punto abbiamo incontrato un gruppetto di ragazzi, dall'aspetto tutti stranieri, forse sudamericani, che ha iniziato a rivolgersi a noi facendo battute pesanti soprattutto su Simona, una nostra amica bionda e molto carina. Federico, l'unico ragazzo con noi, è stato bravo perché non ha risposto alle provocazioni ma si è messo vicino a lei, quasi proteggendola con la sua presenza".

Il gruppetto ha smesso di importunarvi?

"Purtroppo no. Anzi, hanno iniziato a dire a Federico: 'Sei il suo ragazzo? E se veniamo lì cosa fai? Ti becchi una coltellata per salvare lei? Togliti che è meglio'. Lui però ha continuato a non rispondere e questo li ha forse innervositi. Quella volta ho avuto io la prontezza di prendere in mano il cellulare e di telefonare alla polizia. Un signore che stava tornando a casa si è accorto che qualcosa non andava e ha urlato: 'Cosa state facendo? Devo chiamare qualcuno?'. Il gruppetto si è quindi allontanato dicendo qualcosa e minacciando Federico".

In che modo lo hanno minacciato?

"Quello più alto, che aveva in mano un coltellino, ha mimato il gesto di tagliargli la gola se lo avesse rincontrato".

E hai deciso di abbandonare Milano?

"Sì. Mi sono accorta di vivere male, sono sempre in ansia, non riesco neppure a concentrarmi sullo studio. E poi non sto facendo la vita di una ragazza di vent'anni: sono sempre chiusa in casa e non esco mai la sera. L'idea di fare altri due anni così mi terrorizza. Non sono poi una ragazza che frequenta locali fino alle due di notte, anche pomeriggio e sera è pericoloso.

Non è che Genova sia un'oasi felice, del tutto sicura, ma certo lo è più di Milano".

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