Minacce di morte all'infermiera, caos all'ospedale

Momenti di paura all’ospedale Santobono. Necessario l’intervento della polizia. L'infermiera è stata messa in sicurezza in una stanza

Facebook "Nessuno tocchi Ippocrate"
Facebook "Nessuno tocchi Ippocrate"

Non c’è pace per i medici e gli infermieri napoletani. Nella serata di lunedì si è consumato il 58° episodio di violenza del 2022 contro i sanitari impegnati nel loro difficile lavoro. Un’infermiera che stava curando un ragazzo è stata pesantemente minacciata di morte. Una situazione sconcertante che ha provocato il panico tra i presenti e costretto le guardie giurate a far evacuare la sala. A rendere nota la vicenda, accaduta intorno alle 21.30 all’ospedale Santobono, è stata "Nessuno tocchi Ippocrate", associazione a difesa degli operatori sanitari.

"Ieri sera 14/ 11 intorno alle 21.30 circa - si legge su Facebook - la mia collega di nome C. infermiera di turno al triage, accoglie un ragazzo di 12 anni con riferito dolore toracico e riferita tachicardia che alla valutazione non era presente. Dopo aver registrato il ragazzo e aver valutato tutti i parametri vitali, palpato e ispezionato il torace, come da protocollo nazionale la collega somministra al ragazzo Ibuprofene per via orale per alleviare il dolore, informando il genitore sul tipo di medicinale somministrato".

A questo punto la situazione degenera. L’infermiera spiega che a dire dei genitori l’incolumità del figlio era stata compromessa in quanto la collega "non aveva chiesto loro se il figlio fosse soggetto asmatico". La stessa infermiera, però, precisa che tale informazione "non è incidente sulla somministrazione dell’ibuprofene". Nonostante le rassicurazioni nell’area si è scatenato il caos.

"In seguito ad urla e aggressioni a tutto il personale presente sono state allertate le forze dell’ordine giunte poco dopo sul posto. Tali aggressioni e minacce sono continuate anche all’interno dei box di pediatria successivamente alla presa in carico da parte del pediatra, interropendo il servizio di sanità pubblica per più di 2 ore". Medici ed infermieri sono stati costretti ad "evacuare le sale d’attesa per salvaguardare l’incolumità dei genitori e dei loro piccoli molto spaventati dalle urla e dalle minacce".

Come se non bastasse, l’infermiera spiega che la sua collega è stata "minacciata fisicamente prima con un estintore e successivamente con una bombola per l’ossigeno, è stata minacciata di morte e la stessa madre del ragazzo ha dichiarato di essere intenzionata a spararle con una delle pistole della polizia". Eppure a cercare di placare gli esagitati sarebbe stato lo stesso giovane paziente che, tra le lacrime, ha implorato i genitori di calmarsi. Tentativo disperato che, però, non avebbe prodotto risultati.

"La mia collega è stata costretta ad essere messa in sicurezza in una delle stanze in nostra dotazione, è stata costretta a refertarsi per stato di agitazione, dolore toracico e tachicardia solo per aver svolto il proprio lavoro", ha affermato ancora l’infermiera che ha denunciato che questo è "quanto ogni giorno siamo costretti a vivere quando inizia il nostro turno di lavoro. Siamo costretti a vivere tutto questo perché in Campania esiste un unico ospedale pediatrico, la maggior parte degli accessi sono inappropriati e questo perché i pediatri di famiglia sono carenti". La sanitaria ha ammesso che si svolge il lavoro con dedizione e amore, si cerca di essere sempre professionali e di immedesimarci nello stato d’animo dei genitori che giungono negli ospedali ma "in questi casi è davvero difficile farlo".

In merito a quanto accaduto all'ospedale Santobono, l’associazione "Nessuno tocchi Ippocrate" non ha usato mezzi termini: "Speriamo che tale aggressione non riceva le oramai note attenuanti del caso legate alla famigerata “ansia reattiva” dei genitori per lo stato di salute del figlio. La violenza va sempre punita e non c’è alcuno stato ansioso che la giustifichi".

Parlando con ilgiornale.

it la stessa associazione ha spiegato che per fortuna "non si è arrivati all’aggressione fisica vera e propria ma comunque gli aggressori hanno seminato il panico tra piccoli pazienti che sicuramente porteranno con loro durante il percorso di crescita questa bruttissima esperienza, magari associando l’ospedale ad un posto non sicuro dove si litiga e si urla". Per questo motivo si evidenzia che in definitiva "il danno creato a tanti piccoli astanti è sicuramente maggiore".

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