Napoli, faceva sesso con la moglie di un boss: autista della camorra sciolto nell’acido. Il caso riaperto dopo 10 anni

Salvatore Esposito era scomparso dal 2013. Un collaboratore di giustizia, con la sua testimonianza, ha fatto riavviare l'indagine

Napoli, faceva sesso con la moglie di un boss: autista della camorra sciolto nell’acido. Il caso riaperto dopo 10 anni
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Ci sono voluti dieci anni per capire che Salvatore Esposito, conosciuto negli ambienti della malavita di Napoli con il nomignolo di “Totoriello”, non era semplicemente scomparso. L’ex autista del clan di camorra Licciardi, di cui non si hanno notizie dal 2013, secondo un collaboratore di giustizia, sarebbe stato ucciso a colpi di pistola e poi sciolto nell’acido in un casolare abbandonato di Chiaiano, alla periferia della città partenopea.

Il motivo dell’omicidio

Il pentito ha raccontato ai giudici che Esposito avrebbe avuto una storia sentimentale con la moglie di un boss della famiglia Licciardi allora in carcere. Per questo motivo sarebbe scattata la ritorsione. La vittima, oltre a tradire il capo cosca, si sarebbe macchiato anche di un’altra colpa: avrebbe sparlato della donna con gli amici, un affronto che non poteva passare inosservato per quelle che sono le regole della criminalità organizzata.

L’indagine

In carcere sono finite tre persone considerate dagli inquirenti collegate al clan Licciardi. Si tratta di Paolo Abbatiello, di 57 anni, Gianfranco Leva, di 67, e Raffaele Prota, 57 anni, che sono sospettati di aver commesso l’efferato omicidio di Salvatore Esposito. Il collaboratore di giustizia, come riporta il quotidiano la Repubblica, ha raccontato che la vittima sarebbe stata tratta in un tranello dai suoi stessi amici. I carabinieri, grazie alle intercettazioni telefoniche di dieci anni fa, hanno scoperto che Esposito tradiva un certo nervosismo nelle conversazioni tenute poco prima alla sua scomparsa.

La dinamica dell'assassinio

Secondo il pentito di camorra Esposito sarebbe stato prima colpito dai proiettili di una pistola a tamburo e poi calato in un silos con l’acido. Un’operazione che sarebbe durata circa un’ora e mezza.

Lo testo collaboratore di giustizia ha accompagnato i carabinieri nel capannone abbandonato dove sono stati trovati riscontri oggettivi. C’erano sia il fornello bruciatore sia il rubinetto con un tubo di gomma, ovvero le attrezzature che sarebbero state utilizzare per sciogliere il cadavere di Esposito nell’acido.

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