Cronaca locale

Roma, prezzi dei centri estivi alle stelle. Niente fondi dal Comune

Mancano le risorse pubbliche per i centri estivi pubblici. Molte famiglie costrette a rivolgersi a quelli privati che costano oltre 200 euro a settimana

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Nella Capitale il prezzo dei centri estivi privati è aumentato tra il 25 e 30 per cento. In media una struttura comunale per una settimana chiede circa 70 euro mentre una struttura privata arriva anche a 200 euro.

Roma garantisce un'offerta molto vasta: tutti i centri estivi assicurano il pranzo e l'attività sportiva. Quest'ultima si riferisce in particolare al calcio e l'atletica ma c'è anche chi, come spiega il Messaggero, organizza corsi di equitazione, di pittura e lezioni d'inglese. Si tengono per lo più all'interno di scuole, parrocchie o ville storiche. Il problema, di fatto, non è da un punto di vista qualitativo ma quantitativo. I centri estivi sono circa 250 in tutta la Capitale. La platea tra bambini dell'asilo, delle elementari e delle medie arriva a quasi 350mila ragazzini. Di questo 250, oltre il 70 per cento è gestita da privati. In questo 70 per cento sono inclusi i centri estivi organizzati dalle parrocchie e dalle non profit.

La difficoltà nel reperire centri e strutture è soprattutto nel quadrante est di Roma: il servizio a Tor Bella Monaca, Centocelle e Borghesiana è pressoché inesistente. La vicepresidente del Forum delle associazioni delle famiglie, Pinella Crimì, sempre sul Messaggero spiega: "A Roma la questione è strutturale, perché si riesce a trovare una collocazione soltanto a 1.500 bambini. Per anni è mancata la programmazione su questo fronte: nonostante l'alta denatalità, le istituzioni dimenticano che sulla Capitale gravitano anche famiglie non ufficialmente residenti, ma che vivono qui. Mancano le risorse (da garantire anche sotto forma di detrazione) come la capacità di superare certe convinzioni che valevano dieci anni fa, senza contare quella che in gergo si chiama la sussidiarietà, coinvolgendo i privati".

Inoltre, dal Campidoglio vengono incolpati i Municipi, i quali tardano la presentazione dei singoli progetti. Di conseguenza, essendo le scuole finite da qualche giorno, anche l'avvio dei centri è in ritardo. Di avviso differente sono i minisindaci, i quali puntano il dito contro il Comune. La vera mancanza sono i fondi, non i progetti. Se fino a qualche anno fa il Comune in grado di aiutare anche i privati oltre che aiutare nel sostenere il costo degli operatori per i bambini disabili, ora la situazione è differente.

Silvia Scozzese, assessore capitolino al Bilancio, incontrerà in giornata i presidenti dei Municipi per scrivere congiuntamente la variazione di bilancio da portare in Aula Giulio Cesare. Non bastano i due milioni di euro concessi alle attività destinate ai minori. Se non ci sarà un aumento dei fondi si rischia di chiudere i centri a fine giugno.

In particolare, spiega Lorenza Bonaccorsi, presidente del Municipio I, "per pagare gli operatori, compresi quelli più esperti per i ragazzini disabili, ci servono 150 mila euro in più".

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