Cronaca locale

Pugno duro a Monfalcone: il sindaco chiude due moschee abusive

Chiusi due centri culturali islamici usati come moschee. Il sindaco Anna Maria Cisint: "Rispettare sempre la legalità"

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Di fatto erano due moschee abusive. Due centri culturali dove però si pregava e, soprattutto, si predicava. Che cosa è difficile dirlo. Quel che è certo è che a Monfalcone la presenza massiccia (il 28,7% della popolazione è straniera) di immigrati islamici proveniente soprattutto dal Bangladesh rappresenta un problema. Solamente poche settimane fa, durante una manifestazione pro Palestina, un centinaio di islamici si sono messi a gridare “Allah Akbar”. Allah è grande. Lo stesso urlo dei terroristi islamici dell’Isis e di Hamas.

Ora il sindaco, Anna Maria Cisint, ha detto basta e le moschee verranno chiuse: "Si tratta innanzitutto di una questione di sicurezza”, racconta il primo cittadino a iIGiornale. “In questi mesi abbiamo fatto un lavoro importante perché volevamo verificare ciò che accadeva in quelle strutture”. Diversi cittadini, infatti, avevano notato un grande via vai di persone, segnalandolo al sindaco. Dalle verifiche è emerso che entrambe le strutture che ospitavano le associazioni erano usate come moschee. Ma il piano regolatore del comune di Monfalcone non prevede che ci siano centri di culto islamici, soprattutto perché le due strutture alle quali è stato notificato l’ordine erano infatti a uso commerciale e direzionale. Avevano dunque altri fini e non potevano essere usate per far confluire un gran numero di persone, al di là della capienza consentita, come invece accadeva fino ad oggi. Perché in quei centri andavano a pregare non solo gli islamici residenti a Monfalcone, ma anche da altri comuni, in quanto ampiamente pubblicizzate in rete per richiamare i musulmani a raccolta: “Ogni comune dovrebbe verificare se i locali destinati a utilizzi commerciali e direzionali non siano invece destinati al culto e, quindi, incompatibili con la sicurezza. Quando si chiede agli abitanti la legalità, deve essere pretesa e rispettata da tutti”, ha detto il sindaco Cisint.

La situazione internazionale, con l’attacco di Hamas a Israele e il ritorno dell’Isis in Europa, necessita inoltre un maggior controllo di questi centri. L’algerino arrestato a Milano e legato allo Stato islamico, come emerge dagli atti giudiziari, dormiva in una “moschea in zona Lampugnano”. Non è solo una questione di minaccia terroristica, sottolinea però il sindaco Cisint, ma di legalità, “che deve essere intesa in senso generale. Siamo in uno Stato di diritto e le leggi devono essere rispettate.

Mi chiedo solo una cosa però: i ragazzi che, dietro al duomo di Monfalcone, hanno urlato Allah akbar e ‘A morte Israele’ dove l’hanno imparato?”.

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