"Qui il sindaco non si è mai visto". E in via Cagni c'è ancora paura

Moltissimi i richiedenti asilo che si sono accampati fuori dagli uffici della Questura di via Cagni a Milano. Il grande assente è il Comune che ha preferito scaricare tutta la responsabilità alla polizia

"Qui il sindaco non si è mai visto". E in via Cagni c'è ancora paura

Nel pomeriggio di oggi si è tenuto alla Camera un Question time in I Commissione durante il quale il deputato di Fratelli d'Italia, Riccardo De Corato, ha sottoposto al governo il problema sicurezza davanti alla caserma di via Cagni dove fanno la fila centinaia di richiedenti asilo. Una situazione, con decine di famiglie con bambini costrette ad attendere sui marciapiedi al freddo e un crescente senso di insicurezza tra i residenti, che persiste da diversi mesi. "Servono interventi di riqualificazione urbana e l'installazione di telecamere di sorveglianza. Durante le amministrazioni di centrodestra sono state posizionate in varie zone della città le telecamere 'urla e sparo' che permettevano, alle grida delle persone aggredite, di illuminare l'assalitore: questo ha permesso di ridurre i reati del 40%. Perché il sindaco Sala non le installa? Perché nella zona della stazione di Milano Centrale il Comune non fa manutenzione di quelle ancora presenti? E perché non vengono posizionate in via Cagni?", ha chiesto il deputato. Sempre De Corato ha sotttolineato che in via Cagni sarebbe necessario pensare a un decentramento dei richiedenti asilo che non possono essere concentrati tutti davanti alla caserma.

Nella notte tra lunedì 20 e martedì 21 marzo ancora moltissime persone si sono radunate fuori dagli uffici della Questura di via Cagni a Milano. Anche se è cambiato il giorno (prima si accedeva tra domenica sera e lunedì mattina) il problema permane per tutti gli stranieri che aspettano di poter chiedere asilo e raggiungere lo status di rifugiato politico. A farne le spese sono anche i residenti che si sono detti stanchi di vedere decine di persone che giorno e notte restano accampate tra gli alberi e in giro per il quartiere. "Vorrei che venisse a vivere qui il caro sindaco", dice una residente parlando di Beppe Sala. "Ma lui non si è mai visto, non siamo abbastanza importanti evidentemente".

I residenti hanno paura

Poco lontano dalla via Cagni ci sono la scuola Thomas Mann e quella primaria Sandro Pertini, oltre a una piscina. "Mia figlia ha paura ad andare a nuoto -ha raccontato un papà preoccupato- e più volte ha finto di non sentirsi bene per evitare di dover camminare tra sconosciuti che ha visto anche fare i loro bisogni nei prati". Gli fa eco una residente con il cane: "Io non mi sento tranquilla a uscire la mattina presto o la sera tardi con Nuvola, cerco di fare una passeggiata veloce e poi mi chiudo in casa. Questo è diventato un quartiere invivibile. Vorrei che venisse a vivere qui il caro sindaco. Ma lui non si è mai visto, non siamo abbastanza importanti evidentemente". A parte pochissimi residenti che sono costretti a uscire di casa la sera, gli altri restano tra le quattro mura domestiche. Sembra un quartiere fantasma.

Cosa è successo

Mentre fino a due settimane fa davanti alla caserma Annarumma di Niguarda ogni fine settimana, tra domenica sera e lunedì mattina, si creavano lunghe file, adesso coloro che vogliono presentare la loro richiesta possono accedere agli uffici una volta ogni 15 giorni, tra lunedì e martedì mattina. Anche se la Questura ha cambiato i giorni di accesso, il problema è rimasto. La notte tra lunedì 20 e martedì 21 marzo ci sono stati i soliti tafferugli, e quattro persone sono rimaste lievemente ferite. Tra questi, un ragazzo di 26 anni è stato portato in codice giallo all'ospedale Niguarda perché ferito alla testa, mentre un uomo di 44 anni è arrivato nella stessa struttura ospedaliera a causa di un trauma da caduta dopo essere andato contro le transenne. Il perché è presto detto: alcuni stranieri, di origine egiziana, quando si sono resi conto che ormai non sarebbero più riusciti a entrare in caserma, hanno spinto contro le transenne, rovesciandole, e rischiando di rimanere schiacciati da queste. A quel punto la polizia, in tenuta anti sommossa, è intervenutra respingendo i migranti. Quella notte sono state fatte passare circa 300 persone, a fronte delle 500 presenti.

Ci sono intere famiglie sedute sui marciapiedi al freddo, con bambini avvolti nelle coperte. Il grande assente sembra essere proprio il Comune di Milano, in particolare il sindaco Giuseppe Sala che in più occasioni si è detto vicino a vari problemi. Ma forse dipende da quale problema si tratta. Eppure proprio il primo cittadino, in accordo con l'ex ministro Luciana Lamorgese, voleva che Milano diventasse la città simbolo dell'accoglienza, pur non avendo in mente un piano su come gestire la situazione. Cambiando luogo, prima gli uffici erano in centro, mentre adesso sono in una zona periferica della città, la responsabilità è stata scaricata tutta sulla polizia. Per paura di perdere il loro turno le persone restano accampate per giorni, a volte accendendo anche un fuoco per cercare di scaldarsi.

Da dove nasce il problema

"L’ufficio immigrazione della Questura di via Cagni a Milano è in queste condizioni a causa dell’imponente crescita di richieste per la protezione speciale che si sono avute all’indomani della modifica della normativa inerente. Il governo Conte II, infatti, modificando le norme che consentivano di poter accedere alla protezione speciale, aggiungendo quindi una serie innumerevole di casistiche che permettevano ai cittadini stranieri arrivati anche irregolarmente sul nostro territorio di fare richiesta di permesso di soggiorno per poter restare nel nostro Paese, ha fatto esplodere le domande presso gli uffici immigrazione delle Questure italiane, in particolare in quelli delle grandi città", ha spiegato Domenico Pianese, segretario generale sindacato di Polizia Coisp, Coordinamento per l'indipendenza sindacale delle forze di polizia. Uno dei problemi principali sembra essere il numero di pratiche da smaltire, enorme rispetto al personale che può lavorarlo. "In alcune Questure si è costretti a fare a meno del personale addetto all’attività di controllo del territorio. È evidente, dunque, che quello che viene messo a rischio è l’intero sistema-sicurezza del Paese", ha ammesso con rammarico Pianese. Il segretario del sindacato ha poi tenuto a sottolineare come la collaborazione con il Comune di Milano sulla vicenda di via Cagni non sia adeguata.

ll ruolo del Comune

Per il Coisp il Comune potrebbe infatti fare davvero molto di più, sia mettendo a disposizione degli immigrati un adeguato servizio assistenziale, sia destinando alcuni immobili alla Questura di Milano, più grandi e adeguati alle esigenze, per consentire di gestire meglio i flussi. Anche perché, non dimentichiamolo, quella di via Cagni è una caserma del Reparto Mobile, che di fatto sarebbe destinata ad altri impieghi, e alla quale sono stati sottratti alcuni edifici e stanze per gestire la questione immigrazione. "Auspichiamo comunque -ha continuato Pianese- che le normative sulla protezione speciale che dovranno essere introdotte dal governo, e che sono state licenziate dall’ultimo consiglio dei ministri, inducano una sostanziale riduzione di richieste di protezione speciale, soprattutto per chi non ha alcun diritto a rimanere irregolarmente nel nostro Paese. Una normativa restrittiva in tal senso, inoltre, sarebbe un deterrente anche per gli sbarchi, al momento incontrollati, sulle nostre coste".

"Sala ha scaricato tutto sulla polizia"

Anche Mauro Guaetta, segretario del Cosip milanese, è convinto che di questa situazione una grossa responsabilità l'abbia il Comune di Milano: "Non ci ha aiutato nessuno, l'assessore Lamberto Bertolè non ha fatto nulla. Non è venuto nessuno a fare assistenza quando c'erano le notti fredde, nessuno. Non si può abbandonare la polizia di Stato a gestire da sola questa cosa. Non possiamo occuparci noi di tutto, dovevano venire i servizi sociali del Comune. Invece sono mancati completamente". Spostare il problema dal centro di Milano alla periferia è stato un po' come nascondere la polvere sotto il tappeto. I mesi invernali non hanno certo aiutato: "Hanno lasciato donne e bambini al freddo, il Comune non ha pensato a loro, ha sbagliato proprio tutto. Tutto è stato organizzato male dal Comune di Milano che non ha per niente giocato il suo ruolo, si è disinteressato completamente", ha affermato il segretario che ha precisato che unendo tutte le forze di polizia, comprese quella postale, stradale e ferroviaria, si arriva a 5mila agenti scarsi. Ma, nonostante questi numeri, "il buon Sala per l'ennesima volta ha ritenuto di poter scaricare tutto alla polizia.

Senza rendersi conto che l'accoglienza è sì un valore, ma deve essere sostenibile, non si possono accogliere le persone e trattarle peggio delle bestie. È una cosa scandalosa in una grande città europea come Milano", ha ricordato Guaetta.

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