Cronaca locale

Il ritorno velenoso di Ignazio Marino: cosa dice del Comune di Roma

L'analisi di "affittopoli" porta l'ex sindaco dem a rivendicare il proprio operato: "Non è che una riesumazione di quanto feci nel 2014/2015"

Il ritorno velenoso di Ignazio Marino: cosa dice del Comune di Roma

L'ex sindaco di Roma Ignazio Marino, analizzando i dati dell'inchiesta di Repubblica su "affittopoli", si scaglia contro l'amministrazione comunale attualmente in carica e rivendica l'importanza del suo operato in merito alla scandalosa vicenda.

Si parla di ben 759 immobili pubblici concessi in locazione ma con convenzione scaduta contro appena 4 edifici in regola. Un divario enorme e inaccettabile per l'ex primo cittadino, che parla di una situazione rimasta sostanzialmente inalterata negli anni, con immobili di pregio affittati a canoni irrisori, impunità dei morosi e conseguenti gravi perdite di denaro per il comune di Roma. "Quasi dieci anni dopo tutto è rimasto uguale", scrive Marino sul suo blog. "Quello che viene presentato come una novità storica non è altro che la riesumazione di quanto feci nel 2014- 2015".

L'ex sindaco della Capitale sottolinea i meriti della sua giunta nel tentativo di contrastare l'annoso problema. Giunta che per la prima volta, scrive Marino, "realizzò una Carta della città pubblica, un censimento di edifici e aree pubbliche comunali, regionali, provinciali e statali". Un totale di "14.000 ettari di proprietà di Roma e 16.000 ettari di altri soggetti pubblici, parliamo di un quarto dell’intero territorio", specifica l'ex sindaco,"un patrimonio sterminato che comprende complessivamente circa 60.000 beni e che, per ovvie ragioni, è molto difficile da gestire senza una metodologia".

Emersero già da allora dei dati sconvolgenti, ricorda l'ex primo cittadino. "Nella grande maggioranza dei casi gli inquilini sono istituzioni o enti pubblici di vario genere, come ambasciate, centri di ricerca, aziende sanitarie, comunità religiose e via di seguito. In questi casi i canoni irrisori, benché regolari dal punto di vista amministrativo, sono giustificati da accordi internazionali o da rapporti tra diverse amministrazioni nazionali", scrive Marino, "ma a volte si esagera".

È questo il caso di un immobile sito tra il foro di Traiano e quello di Augusto, "dato in concessione fin dal 1946 all’Ordine dei Cavalieri di Malta, con una splendida balconata che si affaccia sull’area archeologica centrale, il Campidoglio, l’altare della Patria e il Colosseo". Ebbene per quanto il contributo dell'Ordine abbia impedito il degrado dello stabile, nessuno negli anni si è occupato di adeguare l'affitto. Il canone fu infatti fissato dopo la Seconda Guerra Mondale a "ventiquattro mila lire l'anno e oggi semplicemente convertito in euro: dodici euro, un euro al mese. Un euro al mese di affitto per uno dei più bei palazzi del pianeta".

Ci sono centinaia di situazioni del genere a Roma, e quel che è peggio è che qualcuno risulta addirittura moroso, come "l'A.S. Centro Ippico Galoppatoio Villa Borghes,e che non pagava da un anno i 264 Euro di canone mensile". Vale a dire meno di 300 euro al mese, spiega Marino, "per uno spazio al centro di Roma, a due passi da Via Veneto, compreso tra le Mura Aureliane e l’ingresso a Villa Borghese".

Tutti i tentativi di porre rimedio alla situazione sono fino ad ora naufragati: l'assessore al patrimonio Tobia Zevi, che ha messo insieme una squadra composta da 15 persone, auspica di ottenere risultati entro sei mesi.

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