Cronaca locale

Sindaci con la fascia tricolore al Gay Pride: polemica a Piacenza

Fratelli d'Italia contro la scelta di indossare il Tricolore: "Chi indossa la fascia rappresenta l'intera comunità, non solo una parte dell'elettorato. Le istituzioni sono chiamate a unire"

I due sindaci che hanno partecipato al "pride" con la fascia tricolore
I due sindaci che hanno partecipato al "pride" con la fascia tricolore

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Sindaci con la fascia tricolore al Gay Pride: polemica a Piacenza

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Il "Piacenza Pride" si è svolto se non altro senza provocazioni che rasentano la blasfemia evidenziate in passato durante altre manifestazioni analoghe, secondo Fratelli d'Italia. Il partito non ha però gradito la scelta di alcuni amministratori del centrosinistra di sfilare indossando la fascia tricolore: avevano tutto il diritto di farlo, ma sarebbe stato meglio se avessero preso parte al "pride" da privati cittadini e non in vesti istituzionali. Questa la "stoccata" della sezione piacentina di FdI, a proposito della sfilata per l'orgoglio omosessuale svoltasi ieri in città (e che ha visto anche la partecipazione dell'ex-parlamentare Vladimir Luxuria). Nei giorni precedenti alla rassegna, i consiglieri di centrodestra si erano scagliati contro il tempismo scelto dagli organizzatori: in un momento di grave difficoltà per la regione a causa dell'alluvione che ha colpito la Romagna, avevano suggerito l'annullamento o almeno il rinvio della manifestazione a tempi migliori per mandare un segnale di vicinanza agli alluvionati.

Una richiesta che non è stata accolta, ma che secondo la consigliera comunale di FdI Sara Soresi ha comunque contribuito a tenere alta l'attenzione e a propiziare un evento svoltosi nel segno del decoro. "Per quel che ho potuto vedere, si è trattato di una manifestazione piuttosto contenuta, senza spettacoli indecenti e blasfemi. Ciò che mi premeva maggiormente era che la manifestazione non sfociasse in eccessi - ha commentato Soresi - pertanto, pur rimanendo contraria all’evento, direi che posso ritenermi soddisfatta. Sembra che le polemiche siano servite". Più caustica la collega di partito Gloria Zanardi, che ha puntato il dito contro i sindaci di centrosinistra di due paesi della provincia: si tratta nel dettaglio di Filippo Zangrandi, primo cittadino di Calendasco, e di Claudia Ferrari, sindaca di Sarmato. Il motivo? Entrambi hanno preso parte al "gay pride" non a titolo personale, ma come amministratori comunali con tanto di fascia tricolore a rappresentare l'intera comunità.

"Indipendentemente dal partito, non bisogna mai dimenticarsi che nel momento in cui si indossa la fascia tricolore si diventa i rappresentanti istituzionali di tutta la comunità e non solo della propria area elettorale di riferimento - ha attaccato Zanardi - reputo normale che si abbiano posizioni diverse su certi temi, nella normale dialettica politica. Ma il tutto sta nel farlo nel massimo rispetto del proprio ruolo istituzionale". Così facendo i due esponenti di centrosinistra si sarebbero esibiti anche in una sorta di "passerella elettorale", portando avanti più o meno indirettamente anche rivendicazioni politiche. "Trovo anche alquanto sconveniente che si annunci un comportamento contrario alle previsioni normative, nonché giurisprudenziali, in merito alla registrazione all’anagrafe di minori quale figli di coppie omogenitoriali - ha chiosato la consigliera di FdI - le Istituzioni sono chiamate a unire, non a dividere.

E a rappresentare tutti i cittadini".

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