Le spranghe, le botte, il video nelle chat. Così la baby gang ha aggredito i 16enni

Gli aggressori, autori di una vera e propria spunizione punitiva, sono stati temporaneamente trasferiti in comunità

Le spranghe, le botte, il video nelle chat. Così la baby gang ha aggredito i 16enni
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Nella giornata di oggi, giovedì 12 settembre, il tribunale per i minorenni di Milano ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre giovani di 16 anni, accusati di di lesioni gravi in concorso a causa della brutale aggressione da loro compiuta ai danni di due minori.

I fatti risalgono allo scorso mese di gennaio, quando i tre adolescenti si resero protagonisti di una vera e propria spedizione punitiva all'esterno di un istituto scolastico di Magenta (Milano). Una volta individuati i loro obiettivi, iniziarono a provocarli dando il via a un'accesa discussione che degenerò in un pestaggio: ad avere la peggio fu in particolar modo uno dei due minorenni, contro il quale i giovani aggressori si scagliarono con particolare violenza, colpendolo anche con una spranga di ferro.

I 16enni si scagliarono contro i ragazzini aggredendoli in mezzo alla strada, con le auto che passavano a breve distanza da loro senza fermarsi: questo è ciò che si può evincere dal breve filmato ripreso da un testimone divenuto di fondamentale importanza per gli inquirenti, dopo il sequestro, per risalire all'identità dei facinorosi.

A causa della violenza delle sprangate e delle botte ricevute, una delle giovani vittime perse i sensi, riportando, come refertato dal personale medico del 118 sopraggiunto sul posto dopo le segnalazioni ricevute, la rottura di un dente.

Furono i carabinieri della stazione di Sedriano, i quali raccolsero la denuncia dei due minorenni, a occuparsi di condurre le indagini per ricostruire l'esatta dinamica dei fatti e individuare gli aggressori, agendo sotto la direzione della procura della Repubblica per i minorenni di Milano.

Come detto, è risultato fondamentale il video del pestaggio registrato da un ragazzo tramite il proprio smartphone, ma altrettanto importanti sono state le minacce inviate da uno dei responsabili a uno dei loro due obiettivi.

I messaggi intimidatori non solo non hanno ottenuto lo scopo di intimidire la vittima, ma anzi sono divenuti un'ulteriore prova di colpevolezza ai suoi danni, oltre che il motivo per il quale gli è stato contestato anche il reato di atti persecutori.

I tre 16enni sono stati fermati quest'oggi dai carabinieri di Sedriano, e quindi trasferiti in due comunità di recupero, dove attendono di essere sentiti dall'Autorità giudiziaria.

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