
Angelo Lucchini, ingegnere civile edile e ordinaro di Architettura tecnica presso il Politecnico di Milano, che idea si è fatto di quanto accaduto?
«La struttura ha avuto, presumibilmente, un problema di affaticamento. Può essere che la struttura abbia subito delle sollecitazioni diverse da quelle previste e che queste abbiano rdotto localmente, ossia in una qualche sua parte, un calo di resstenza che ha poi innescato il collasso».
Esclude che sia dovuto alle temperature?
«No, non escludo il discorso del calore, ma in quel momento il calore non c’era, era l’alba. Non ho nessun elemento per poter dire se in precedenza il calore, piuttosto che il vento o una risonanza possano avere provocato quell’affaticamento. È un fatto che andrà investigato».
Ci spiega meglio?
«La struttura ha subito delle sollecitazioni diverse da quelle per le quali è stata progettata».
Come fanno a Dubai a progettare grattacieli che non si sciolgono al sole?
«È una questione, diciamo, di coerenza tra gli sforzi e le deformazioni e gli effetti che la temperatura può avere. Tradotto: il materiale in sé non varia le sue resistenze in un campo di temperature che si incrementa di 10 -15 gradi. Io credo che sia più critica la progettazione dell’involucro da noi, perché noi abbiamo il caldo, il freddo, il ghiaccio, la neve, il vento, tantissima acqua che là non c’è».
Le sollecitazioni climatiche che possono essere l’uragano, l’alluvione, le alte temperature porteranno a progettare gli edifici diversamente?
«Tutti i sistemi di raccolta e di smaltimento delle acque negli edifici dovranno essere progettati per reggere a delle precipitazioni molto più intense. Lo stesso discorso può dirsi per il vento, cioè, io posso avere dei picchi di sollecitazione da vento. A livello di ricerca stiamo facendo da anni questo tipo di ragionamento. Ed è importante in un caso come questo studiarlo».
Un altro esempio?
«Noi lo chiamiamo la resistenza ai flying debris che può essere vista sia come resistenza rispetto agli urti che tu subisci e tutto quello che può essere investito e trasportato dal vento e rispetto alle azioni procurate.
Adesso è più facile ch,e soprattutto che in alcune posizioni, le tegole o altri elementi di copertura possano essere sollevati e dislocati dal vento oppure i meccanismi di rotazione delle persiane e le tapparelle avvolgibili rispetto alla grandine. Vuol dire dedicare un’attenzione di tipo strutturale a delle parti che strutturali non sono e che un tempo non avevano bisogno di attenzioni particolari».