Presentarono falsi certificati di malattia per giustificare l'assenza dal lavoro nella notte tra il 31 dicembre 2014 e il primo gennaio 2015: dopo diversi anni il processo nei confronti dei protagonisti della vicenda, sette vigili del fuoco, si chiude con la prescrizione.
Agli imputati Raniero Scelsi, Aurora Caruso, Tatjana Leonardelli, Laura Giannini, Floriana Lepore, Eloisa Saladino e Daniela Rocchi erano stati allora contestati i reati di truffa e falso. Non si tratta degli unici coinvolti nel procedimento civile che beneficeranno di tale conclusione, dato che la stessa è valsa anche per i sei medici estensori dei certificati di malattia fasulli. Pur essendosi costituito parte civile nei confronti dei sette vigili del fuoco, il Campidoglio non ha presentato le proprie conclusioni nel corso dell'udienza in cui si è concluso il dibattimento. La palla passa ora nelle mani proprio del Comune, che dovrà decidere se procedere o meno al loro licenziamento.
Cosa accadde quel giorno
Gli imputati, che nei certificati medici prodotti dai medici indagati, lamentavano vari problemi, quali dolori alla schiena, occhi rossi, dissenteria o febbre improvvisa, non furono comunque gli unici a non presentarsi in servizio nella notte del 31 dicembre 2014. È bene sottolineare il fatto che tale fenomeno vide il coinvolgimento in tutto di ben 883 agenti: furono così tanti, quella notte, a non presentarsi al lavoro, anche se nessuno di essi ha subito alcuna condanna a seguito di tale episodio. Solo per citare un esempio, riportato da il Corriere della sera, una dipendente era stata assolta dall'accusa di rifiuto di obbedienza perché, contattata dal proprio comando tramite un numero privato, mai avrebbe potuto immaginare che potesse trattarsi di una convocazione sul posto di lavoro: ecco il motivo per cui la sua assenza è stata ritenuta giustificata.
Fenomeno più ampio
Proprio in merito alla vicenda relativa alla contemporanea assenza di ben 883 vigili nella notte di San Silvestro del 2014, lo scorso febbraio la Corte d'Appello parlò di "un vero e proprio sciopero, seppure non formalmente proclamato (e anzi, occultato allo stesso datore di lavoro)". Peraltro la stessa ipotesi sostenuta dalla procura della Repubblica. Nella richiesta di archiviazione della posizione di prevalenza dei vigili indagati, nel 2017 il pm Nicola Maiorano sottolineò il fatto che quella notte si assistette a una "forma anomala di protesta, elusiva della disciplina dello sciopero".
La strettissima concordanza tra le versioni dei medici e dei sette vigili lasciava presupporre il fatto che gli imputati avessero ben preparato una versione comune da fornire agli inquirenti. Versione pressoché impossibile da smontare in un processo: ecco perché la richiesta di archiviazione.
Le voci di "iniziative clamorose", come ricordato allora dal pm, erano già circolate con largo anticipo il 22 dicembre 2014, dopo una riunione tra primo cittadino e sindacati di categoria: detto fatto, su 1000 vigili che sarebbero dovuti entrare in servizio 883 restarono a casa. Di questi, stando a quanto riferito dal pm, 638 avrebbero avuto problemi influenzali: numero spropositato, visto che a Roma quell'anno non si registrò alcuna epidemia influenzale- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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