Cronaca nera

Gli allarmi inascoltati e l'alternatore: cosa è successo a Suviana

Gli esperti guardano all'alternatore come principale responsabile dell'innesco dell'incidente di Suviana ma fare ipotesi ora, senza dati oggettivi, è un esercizio inutile

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Si cercano ancora i dispersi nella pancia della centrale di Suviana: quattro operai sono intrappolati tra i piani otto e nove, tra macerie e acqua, ma intanto ci si interroga sulle cause di un disastro che non si poteva prevedere. Forse. Due anni fa, infatti, i sindacalisti Uil segnalarono dei problemi relativi alla sicurezza all'interno dell'impianto e ora, spiega il segretario Pier Paolo Bombardieri, il sindacato "si attiverà per fornire alla magistratura tutte le informazioni e la documentazione del caso".

Un impianto idroelettrico, per sua stessa natura, presenta numerose criticità di sicurezza e le operazioni di sostituzione dei generatori e delle turbine sono tra gli interventi con maggiori rischi. Si tratta esattamente degli interventi che sono stati compiuti all'interno della centrale di Suviana nel corso dell'ultimo anno e che nella giornata di martedì i tecnici stavano verificando tramite collaudo. È questo l'elemento che in questa storia si fatica a capire, perché ogni intervento fisico sulle turbine e sulla componentistica dell'impianto era già stato effettuato. Ma il lavoro più pericoloso, che in locali di quel tipo che, se non sono confinati, sono comunque di difficile accesso, era è prooprio il collaudo. Il gruppo uno, ossia il sistema formato da turbina-alternatore-trasformatore, era già stato collaudato. Il gruppo due, gemello, ha subito l'esplosione. Cosa sia andato storto ancora non si sa ma quel che è al momento noto è che i cilindri di cemento che contengono l'alternatore sono stati disintegrati dall'esplosione e che le tre vittime accertate si trovavano proprio lì davanti.

La turbina è un elemento meccanico - semplificando, un'elica - che gira grazie alla caduta dell'acqua. Le criticità maggiori si possono registrare a livello di generatore e di alternatore ed è proprio quest'ultimo a essere maggiormente attenzionato: tutti gli esperti guardano a questo elemento come principale responsabile dell'innesco dell'esplosione. Ma ci sono ancora troppi buchi neri sui quali fare luce per capire cosa sia esattamente accaduto in quell'impianto. "Facciamo le persone serie. È troppo presto per dire qualunque cosa. Al momento nessuna ipotesi può reggersi su fatti oggettivi", ha spiegato il procuratore di Bologna Giuseppe Amato, che nella giornata di ieri ha aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio colposo.

La maggior parte degli operai coinvolti sono dipendenti da ditte esterne, scelte "fra le migliori ditte", specifica Salvatore Bernabei, amministratore delegato Enel Green Power. Da giorni trascorre le sue giornate ai cancelli della centrale, segue con apprensione le operazioni di soccorso e si interfaccia con gli operatori. Alle ditte esterne, come spesso capita in questo genere di servizi, è stato affidato l'appalto di fornitura, montaggio e collaudo di tutto ciò che concerneva il revamping. Ed è proprio perché Enel Green Power è convinta di aver fatto tutto nel modo corretto che ora si sente "parte lesa". Ma la priorità ora è è quella di trovare i dispersi, operazione non facile in quel labirinto mortale fatto di acqua e detriti. "In acqua non abbiamo alcuna visibilità. Zero. Siamo praticamente al buio e non vediamo tutte le insidie a cui possiamo andare incontro.

Esattamente come per la Concordia", ha spiegato Giuseppe Petrone, responsabile nazionale del servizio sommozzatori dei Vigili del fuoco, che coordina le operazioni.

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