"La pistola a Campiti? Non è la prima volta". Il giallista inguaia il poligono

C'erano falle nella sicurezza del poligono di tiro Nazionale da dove Claudio Campiti ha preso la pistola? Uno scrittore spiega come funziona

"La pistola a Campiti? Non è la prima volta". Il giallista inguaia il poligono

In molti si sono chiesti come mai Claudio Campiti possa essere stato in possesso di un’arma quando ha esploso dei colpi a Fidene durante la riunione del consorzio Valleverde la scorsa domenica. Il giornalista e scrittore di romanzi gialli Massimo Lugli l’ha spiegato a Non è l’Arena, riproponendo un riassunto del suo intervento su Facebook.

Voglio brevemente intervenire su questa vicenda terrificante avvenuta a Fidene e un aspetto in particolare: cioè come faceva l’assassino ad avere un’arma da fuoco?”, ha esordito Lugli. Lo scrittore ha poi spiegato di frequentare lo stesso poligono di tiro sequestrato, per cui è a conoscenza delle procedure di sicurezza in vigore.

Be’, io frequento il poligono che è stato sequestrato - ha raccontato - il tiro a segno Nazionale non è un poligono privato, e mi ero spesso domandato perché certe falle nella sicurezza. Lì sono attentissimi sulla linea di fuoco, guai a fare un passo quando la luce rossa è accesa, guai a lasciare la pistola con la canna rivolta non verso il bersaglio. Però chi noleggia le armi, una volta prese dall’armeria, se ne va lungo la linea di tiro con la sua pistola in una valigetta. A quel punto può succedere di tutto, perché nessuno controlla, né mentre va, né mentre torna. E quindi può semplicemente andarsene in giro con questa pistola, poi rientrare e riconsegnare. Non c’è un tempo definito. C’è un orario di ingresso e un orario di uscita che però firma l’iscritto che va a sparare e nessuno controlla”.

E a quanto pare ci sono stati dei precedenti che avevano evidenziato come le procedure di sicurezza dovessero essere perfezionate. “In passato - ha aggiunto Lugli nel suo video - c’era uno che prendeva queste pistole, andava a fare le rapine, tornava, le riconsegnava. Non solo: aveva un alibi, perché stando al registro lui in quel momento era lì al poligono. E siccome c’è un viavai continuo è difficile che poi gli istruttori si rendano conto a che punto è stato uno, se poi se n’è andato un altro, eccetera. Perché c’è troppa gente, devono stare appresso a troppe cose”.

A discolpa però del tiro a segno Nazionale c’è però da dire che queste procedure sono consolidate e non solo relative a un solo poligono. “Credo che questa procedura sia la stessa in un po’ tutti i poligoni del tsn nazionale, dove si allenano a volte i vigili urbani, la polizia, i carabinieri - ha concluso Lugli - Va assolutamente rivista per motivi di sicurezza”.

Stando alla ricostruzione di quanto è accaduto, sembra essere proprio questo il modo in cui Campiti ha eluso la sicurezza. Pare infatti che, anziché che recarsi alla linea di tiro, come pensavano al poligono, l'uomo abbia ripreso l'auto per far esplodere la sua rabbia alla riunione condominiale, ma non prima di aver acquistato 4 caricatori da 50 colpi. E senza farsi neppure vedere dagli istruttori, dato che non c'è comunicazione tra armeria e linea di fuoco. Tanto che in passato in altri tsn si sono registrati episodi molto gravi: il suicidio di un trentenne e un rapina all'ufficio postale di Firenze messo in atto da Maurizio Ventrella.

Ci si interroga se non sia troppo facile accedere alle armi in un poligono di tiro.

Il noleggio può essere effettuato dopo un certificato medico di buona, sana e robusta costituzione, un'autocertificazione su eventuali pregressi con la legge e dopo aver seguito un corso. Quando si affitta un'arma naturalmente è fatto divieto di allontanamento dal poligono, ma in assenza di controlli la falla nella sicurezza si trova.

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