Arrestato un prete: alla guida col cellulare travolse una ragazza

La giovane procedeva da sola sulla strada nelle campagne di Turi, quando la sua motocicletta è uscita di strada, sbattendo contro un muretto

Arrestato un prete: alla guida col cellulare travolse una ragazza
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Era al telefono fino a pochi secondi prima dell’impatto nel quale è morta Fabiana Chiarappa, la 32enne giocatrice di rugby e soccorritrice del 118 morta la sera del 2 aprile mentre era in sella alla sua moto Suzuki sulla provinciale Turi-Putignano nel barese. Anche per questo don Nicola d’Onghia, sacerdote di Turi, in provincia di Bari, è stato arrestato per omicidio stradale, aggravato dalla fuga e dall’omissione di soccorso. Il religioso è stato sottoposto ai domiciliari, su disposizione del gip, al termine delle indagini condotte dalla pm Ileana Ramundo. Sono stati gli accertamenti tecnici sull’auto del sacerdote, che hanno dimostrato la presenza sul mezzo di tracce di sangue umano riconducibile alla vittima, a dare una svolta all’inchiesta.

La giovane procedeva da sola sulla strada nelle campagne di Turi, quando la sua motocicletta è uscita di strada, sbattendo contro un muretto.

Quando è caduta era ancora viva, ma poi è stata investita dall’auto guidata dal parroco. Secondo l’autopsia sarebbe morta perché colpita alla testa dall’auto, e trascinata sull’asfalto per alcuni metri. Il religioso si è presentato in caserma soltanto il giorno dopo, appreso la notizia del decesso della giovane, ammettendo di essere passato da quella strada e di aver sentito un forte rumore, senza però essersi accorto dell’investimento. Le immagini dei sistemi di videosorveglianza dell’area dell’incidente mostrano la sua macchina fermarsi poco più avanti in una stazione di servizio.

Secondo gli inquirenti, l’utilizzo del cellulare fino a pochi secondi prima dell’impatto tra la sua Fiat Bravo e il corpo di Fabiana, avrebbe distratto don Nicola impedendogli di accorgersi tempestivamente della presenza sull’asfalto della 32enne, caduta pochi secondi prima. Inoltre il prete, secondo la ricostruzione dei pm, avrebbe guidato a una velocità non adeguata alle circostanze di tempo (era sera) e di luogo (una strada stretta e buia, con asfalto scivoloso a causa dell’umidità).

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