Cronaca nera

"Depistaggio sul dna di Bossetti". Ora il gip indaga il pm del caso Yara

La conservazione dei campioni di dna sul corpo di Yara Gambirasio al centro di un'indagine: stavolta si indaga sulla posizione del pm del caso Letizia Ruggeri

"Depistaggio sul dna di Bossetti". Ora il gip indaga il pm del caso Yara
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Un’indagine volta ad attribuire eventuali responsabilità nella malaconservazione dei campioni di Dna sul corpo e i vestiti di Yara Gambirasio. Il gip di Venezia Alberto Scaramuzza ha chiesto l'iscrizione nel registro degli indagati del pm del caso, Letizia Ruggeri, in modo da valutare un eventuale depistaggio da parte del magistrato. L'iscrizione avviene a conclusione dell'udienza di opposizione all'archiviazione presentata dai legali di Massimo Bossetti dei presidente della Corte d'assise di Bergamo e di una cancelliera. Frode processuale e depistaggio sono le accuse con cui il gip ha disposto l'iscrizione nel registro degli indagati per la Ruggeri.

I campioni

Erano 54 i campioni di dna rinvenuti su alcuni indumenti e sul corpo di Yara al suo ritrovamento mesi dopo la scomparsa e la morte. In questi campioni di Dna era contenuto il codice genetico di Ignoto 1: attraverso una ricerca di Dna senza precedenti, con un grande sforzo solidale da parte di persone che si sottoposero volontariamente al test, si risalì a Massimo Bossetti, successivamente condannato per l’omicidio della 13enne di Brembate di Sopra.

I reperti furono spostati dalle celle dell’ospedale San Raffaele di Milano all’ufficio Corpi di reato del tribunale di Bergamo: secondo i legali di Bossetti, in testa Claudio Salvagni, il trasporto avrebbe interrotto la catena del freddo, rendendo i campioni inutilizzabili in vista di eventuali nuove analisi.

La difesa di Bossetti chiese l’accesso alle provette il 26 novembre 2019, dopo la conferma della condanna in Cassazione. Ma non sa che il 21 novembre dello stesso anno i campioni aveva già lasciato Milano per raggiungere Bergamo dodici giorni dopo, il 2 dicembre, su richiesta della stessa Ruggeri. Al vaglio ora quindi ci sarà la buona fede del pm.

Gli atti di Scaramuzza

Negli atti si chiede l’iscrizione nel registro degli indagati di Ruggeri, a seguito della querela e dell’atto di opposizione presentati da Bossetti, “in buona parte indirizzati nei riguardi proprio di comportamenti del pm Letizia Ruggeri si impone la necessità di un’estensione soggettiva dell'iscrizione nei suoi confronti”.

Il reato ipotizzato è frode in processo penale e depistaggio che è regolato dall’articolo 375 del codice penale e punito da 3 a 8 anni di carcere, e mira a colpire chi “immuta artificiosamente il corpo del reato ovvero lo stato dei luoghi, delle cose o delle persone connessi al reato”.

Quindi da un lato viene ordinata l’archiviazione delle posizioni di Giovanni Petillo e Laura Epis, presidente della Prima sezione penale del tribunale di Bergamo e funzionaria responsabile dell'Ufficio corpi di reato, precedentemente indagati per la conservazione dei campioni, e si vuole “permettere al pm (Ruggeri, ndr) una compiuta valutazione anche della sua posizione in relazione a tutte le doglianze dell'opponente, che richiedono un necessario approfondimento, sia al fine di permettere alla stessa un’adeguata difesa”.

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