
Si chiama Maria Denisa Adas, ha 30 anni ed era arrivata a Prato (in Toscana) da Roma poco meno di due settimane fa: stando a quanto ricostruito dagli investigatori, lavorava come escort. Aveva preso una stanza in un residence di via Ferrucci, che avrebbe dovuto lasciare lo scorso 20 maggio. Di lei non c'è più alcuna traccia da giorni, se non la Fiat 500 rossa con cui era arrivata nella città toscana: la giovane sembra essersi volatilizzata e la procura di Prato ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di sequestro di persona.
Nel registro degli indagati è comparso anche il nome della madre della giovane di origini rumene, Maria Cristina Paun, 49 anni, residente come lei nella capitale ed ascoltata subito dopo la scomparsa della figlia. I carabinieri dei reparti investigativi di Prato e Firenze, con il supporto dei colleghi romani, hanno perquisito e posto sotto sequestro qualche giorno fa l'abitazione della donna, nel quartiere di Torpignattara: Paun, come riporta la stampa pratese, risulta indagata per false informazioni al pubblico ministero. Nei giorni scorsi, gli investigatori avrebbero ascoltato l’ultima persona immortalata dalle telecamere del residence alle 20:45 di venerdì 16 maggio, probabilmente l’ultimo cliente, il quale avrebbe tuttavia dimostrato ai magistrati di avere un alibi.
Qualche ora più tardi, intorno alle 23.30, la ragazza avrebbe comunicato su una chat di gruppo utilizzata per scambiarsi contatti e consigli di alloggio, di aver avuto a che fare con un uomo pericoloso e di non sentirsi al sicuro. L’ultima traccia lasciata dalla trentenne, in attesa di conferme ufficiali, è una traccia telefonica: il suo smartphone che aggancia una cella in via Nenni alle 2:43, poi più niente. L’orario è compatibile con quanto si è saputo finora della vicenda: se Denisa era già stata prelevata da qualcuno, il tragitto porta verso il casello autostradale di Prato Ovest. La procura ipotizza che Maria Denisa possa esser stata sequestrata da una banda di connazionali: fra le ipotesi, anche sulla base delle dichiarazioni di alcune amiche e colleghe della ragazza, non si esclude che quest'ultima volesse smettere di fare la sex worker. Secondo questa pista, sarebbe quindi stata rapita per ritorsione. Non è da escludere nemmeno l'ipotesi, che possa esser stata rapita da un cliente.
Ed era tuttavia emersa un'altra pista, suggerita da un'amica di Denisa, secondo cui a rapirla sarebbe stato un avvocato invaghitosi di lei che lei stessa avrebbe respinto. Quest'ultimo conosceva la madre perché in passato aveva assistito legalmente il compagno, ma in un'intervista al quotidiano Il Tirreno ha negato ogni suo coinvolgimento in questa storia. "Sono un grande amico della madre di Denisa, questo non lo nego, ma la figlia non l’ho nemmeno mai vista e di questa storia non so niente. O meglio, sono stato contattato da Maria Cristina Paun quando la figlia è scomparsa - ha detto - il 14 era impegnato in un processo in Sardegna, poi sono andato in Calabria, in quei giorni non avrei nemmeno potuto assistere la madre di Denisa. Le ho consigliato di farsi aiutare e comunque di rivolgersi ai carabinieri. La figlia non l’ho mai neanche vista. Insomma, non sono io l’ipotetico cliente ossessionato da un rifiuto.
Penso che l’amica della figlia possa essere stata presa dall’emotività o aver sentito delle storie". Le indagini stanno insomma proseguendo a pieno ritmo, ma sono molteplici le tessere mancanti di un mosaico ancora poco chiaro. Ed il tempo non gioca a favore.