Così Impagnatiello mentì ai Carabinieri sul veleno per topi | Video

"Ce l'ho nello zaino perché quando ci fumiamo le canne arrivano della pantegane enormi". Poche ore prima di essere arrestato per l'omicidio della sua ex fidanzata Giulia Tramontano, il barman 31enne tentava di giustificare in questo modo il ritrovamento delle forze dell'ordine del topicida

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"Il veleno per topi? Ce l'ho perché quando ci fumiamo le canne post lavoro, sui gradoni di piazza Croce Rossa, arrivano della pantegane enormi. Lo buttiamo un po' in giro per Milano". Aveva risposto così Alessandro Impagnatiello - attualmente sotto processo a Milano per l'uccisione dell'ex fidanzata Giulia Tramontano, incinta di sette mesi - durante un'ispezione domestica svolta dai carabinieri per riuscire a giustificare la presenza del topicida all'interno del suo zaino.

La risposta alle forze dell'ordine da parte del barman reo confesso dell'omicidio della ragazza 29enne, come mostrano le immagini, era arrivata talmente di getto che sembrava essere preparata e volere nascondere in realtà dell'altro. Di fatto, alcuni mesi più tardi, gli esami tossicologici condotti sul corpo della ragazza e del feto hanno rivelato la presenza di sostanze tossiche compatibili con il topicida. Non solo: sono state almeno otto le ricerche effettuate dall'ex barman con le parole "avvelenare feto", "uccidere feto", "veleno per topi incinta", "veleno per topi gravidanza" (ed espressioni simili). Tutte azione compiute pochi giorni dopo che Tramontano aveva scoperto di aspettare un bambino.

Il filmato in questione è infatti datato 28 maggio 2023: qua viene documentato Alessandro Impagnatiello mentre svuota il contenuto del suo zaino in pelle marrone presso il commissariato dei Carabinieri di Senago (provincia di Milano). Tra gli oggetti estratti dall'accessorio, si notano abiti, indumenti sporchi, guanti in lattice blu e una busta contenente sostanza rodenticida. Tale elemento è lo stesso che era stato utilizzato da Impagnatiello in persona per avvelenare la sua compagna Giulia Tramontano, durante il periodo della sua gravidanza durata sette mesi, uccisa a coltellate insieme al bambino sarebbe nato di lì a poche settimane.

Il delitto commesso da Alessandro Impagnatiello

Il 31 enne verrà arrestato nella notte tra il 31 maggio e l'1 giugno successivi. Era stato proprio lui a denunciare la scomparsa di Giulia recandosi alla caserma dei Carabinieri di Senago nel tardo pomeriggio di domenica 28 maggio. "Sono uscito di casa mentre Giulia dormiva", aveva raccontato ai militari. "Al mio ritorno, non l'ho più ritrovata. Si è allontanata con i documenti". Giulia, in realtà, era già morta da ore: dalla serata di sabato 27 maggio quando venne uccisa sotto i colpi di 37 coltellate. L'autopsia eseguita sul corpo della 29enne evidenziò tracce di topicida nel sangue, nei capelli e nei tessuti della ragazza, oltre che nel piccolo Thiago che portava in grembo. Elemento che potrebbe decisivo nella contestazione da parte dei pm dell'aggravante della premeditazione.

Alessandro Impagnatiello, mentre fingeva di cercare la fidanzata scomparsa, ha vissuto con il corpo della ragazza in casa e in auto per giorni. Dopo averlo tenuto nascosto in un box e avere provato a bruciarlo prima con dell'alcol e poi con della benzina, il 30 maggio di un anno fa lo ha trasportato nel baule della macchina. Là è rimasto fino alla notte del 31 maggio, quando poi l'ha gettato nel luogo in cui è stato ritrovato, in una zona abbandonata di Senago. In quei due giorni ha guidato, portando con sé il cadavere.

Un castello di bugie crollato quando ha capito che i Ris stavano raccogliendo nella casa che condivideva con Tramontano in via Novella elementi che lo avrebbero incastrato. Il 31enne è ora imputato per omicidio volontario aggravato, interruzione non consensuale della gravidanza e occultamento di cadavere.

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