Gli abusi degli sconosciuti, le botte e il lavoro incinta: scatta il maxi risarcimento all’ex moglie

Dal Salento la vicenda shock di una donna costretta a violenze, sfruttamento e rapporti forzati: il tribunale civile di Lecce condanna l’ex marito a risarcirla con 320mila euro per i danni psicologici

Gli abusi degli sconosciuti, le botte e il lavoro incinta: scatta il maxi risarcimento all’ex moglie
00:00 00:00

È una storia tragica quella che arriva dal Salento dove un 67enne, già condannato a 2 anni e mezzo per maltrattamenti e lesioni, picchiava la moglie per i motivi più banali e non solo, la costringeva ad avere rapporti sessuali con sconosciuti e la obbligava a fare orari massacranti nell’azienda di concimi per cui lavorava anche se era incinta.

Ora è stato condannato dal tribunale civile a risarcire la ex moglie con 320mila euro. Una maxi multa che il tribunale di Lecce ha spiegato sottolineando quanto le condotte violente dell’uomo salentino abbiano inciso sullo stato depressivo: "stabilizzato e non più suscettibile di miglioramenti" della donna.

I maltrattamenti

La maltrattava per futili ragioni, la obbligava a subire rapporti sessuali con sconosciuti e pretendeva che lavorasse senza sosta, anche durante la gravidanza, nell’azienda agricola dove erano impiegati. Un uomo di 67 anni, originario del Salento e già condannato penalmente a due anni e mezzo per maltrattamenti e lesioni, dovrà ora versare 320mila euro di risarcimento alla ex moglie. Lo ha stabilito il tribunale civile di Lecce, che ha riconosciuto un legame diretto tra le violenze subite e il grave stato depressivo della donna, descritto dai periti come "cronicizzato e non più reversibile".

Depressione profonda legata agli abusi

A stabilire il legame tra gli anni di violenze domestiche e le gravi conseguenze psicologiche è stata una consulenza medico-legale, ritenuta fondamentale dai giudici nel corso del procedimento. Secondo gli esperti, gli abusi subiti dall’ex marito avrebbero provocato nella donna una perdita della propria identità e della capacità di autodeterminarsi, compromettendo anche il suo ruolo di madre e la possibilità di vivere in modo coerente con i propri bisogni.

Una condizione che, a distanza di 16 anni dall’allontanamento da

quella relazione, risulta ancora profondamente radicata. La vittima, infatti, mostra segni evidenti di una grave frattura nella propria progettualità di vita, tanto sul piano personale quanto su quello familiare e sociale.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica