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"Ero nel panico". L'intercettazione mai sentita di Stasi su Garlasco

Quarta Repubblica scodella un nuovo audio esclusivo: il dialogo tra il giovane e l'avvocato poco dopo il delitto

"Ero nel panico". L'intercettazione mai sentita di Stasi su Garlasco
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Il caso Garlasco torna al centro dell’attenzione dopo la diffusione, da parte di Quarta Repubblica, di nuove intercettazioni esclusive che si aggiungono a quelle scodellate la scorsa settimana. Conversazioni mai trasmesse integralmente prima, che restituiscono il clima di tensione, paura e confusione vissuto da Alberto Stasi nei giorni immediatamente successivi all’omicidio di Chiara Poggi.

Torniamo agli audio della scorsa settimana. Le telefonate, registrate il 23 agosto 2007, vedono Stasi parlare con il padre Nicola. Sono dialoghi carichi di ansia, nei quali il giovane si dice consapevole di essere finito "nel posto sbagliato al momento sbagliato", ma ribadisce con forza la propria innocenza. Il timore principale di Stasi, che - lo ricordiamo - è stato condannato poi in via definitiva per l'omicidio della fidanzata, è quello di non avere un alibi solido e di apparire, agli occhi degli inquirenti, come l’unico possibile responsabile. "Sono innocente", ripete più volte, mentre il padre cerca di rassicurarlo confidando negli accertamenti tecnici e nella possibilità che emergano elementi a suo favore.

Ora un’altra intercettazione del 15 novembre 2007 – resa pubblica ieri – aggiunge un tassello cruciale, questa volta sul tema dei tempi. Nella conversazione con il legale Giarda, Stasi commenta un programma televisivo che analizza i minuti trascorsi tra l’ultimo squillo al telefono della vittima e la chiamata alla Croce Rossa. "Sono sei minuti", chiarisce "il giovane dagli occhi di ghiaccio", respingendo l’ipotesi che sia rimasto a lungo nella villetta di via Pascoli. "Io sarò rimasto lì davvero pochi secondi, venti o trenta. Ho fatto tutto velocemente: appena ho visto, sono scappato via e ho chiamato quando ero in macchina".

Parole che riportano al centro uno degli snodi più discussi dell’intera vicenda: la ricostruzione dei movimenti di Stasi la mattina del delitto e la sua telefonata al 118, anche quella pubblicata ieri da Quarta Repubblica e che tante discussioni aveva sollevato già a suo tempo. Stasi infatti non solo al telefono con l'operatrice non cita mai il nome di Chiara, che pure era la sua fidanzata. Ma non piange e non sembra disperato. Stasi si giustifica parlando di panico totale, di confusione, di dettagli dimenticati, "non mi ricordavo neanche il numero civico della casa". "Niente di inventato", assicura Stasi al suo avvocato, rivendicando la spontaneità delle sue azioni.

Intercettazioni diverse per tono e contenuto, ma unite da un filo comune: la percezione, da parte di Stasi, di essere intrappolato in una sequenza di eventi più grande di lui.

La domanda che tutti si fanno ora è: potrà, la nuova inchiesta della Procura di Pavia su Andrea Sempio, riaprire il caso sull'unico condannato per quel delitto e rinfocolare tutti i "ragionevoli dubbi" che per due volte lo portarono all'assoluzione?

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