Sono momenti cruciali nella lunga inchiesta sul delitto di Garlasco. In questi ultimi mesi si è assistito a tanti colpi di scena, che ogni volta non hanno mancato di suscitare domande e infuocati dibattiti. Adesso l'attenzione si è spostata su una fotografia - o meglio, un dettaglio individuato in una fotografia - che potrebbe ancora una volta rimescolare le carte.
In un'immagine scattata sulla scena del crimine alle ore 15:07 del 13 agosto 2007 compare una figura, probabilmente una donna munita di borsetta, che si aggira nel luogo del delitto con assoluta tranquillità. La donna indossa una gonna, o dei pantaloni in jeans, e una maglietta bianca a righe scure. Su una spalla porta uno zainetto marrone, o una borsa. Come è possibile? Si trattava di una scena del crimine, una zona che avrebbe dovuto essere sigillata e interdetta alle persone non autorizzate, perché quella donna si trovava lì? Chi era? Era autorizzata? E, soprattutto, sono rimaste impronte dopo il suo passaggio? Ancora una volta, dunque, ci si interroga sull'operato di coloro che, all'epoca, avevano ricevuto il compito di preservare il luogo del delitto.
Di questo si è parlato nel corso della puntata di Ore 14 Sera, andata in onda nella serata di ieri. Da quanto sappiamo, i primi a entrare in casa Poggi, dopo Alberto Stasi, furono alcuni operatori (erano le 14.05), seguiti poi dai carabinieri del comparto tecnico e dalla pm Rosa Muscio. Tuttavia le immagini mostrano ben altro. Da qui la legittima domanda dell'avvocato Antonio De Rensis, legale che difende Alberto Stasi: "Dove sono le impronte di questa donna? Possibile che non sia stato trovato nulla? Posso avere una risposta da parte delle istituzioni presenti?".
Per ora tutto tace, mentre proprio ieri - giovedì 20 novembre - i legali di Andrea Sempio (indagato per concorso in omicidio nel caso Garlasco) si sono presentati insieme al loro assistito presso il Laboratorio Genomica di Roma per altre valutazioni in merito a eventuali
contatti che potrebbero esserci stati tra Sempio e Chiara Poggi."Se ci fosse un DNA che colleghi i due, sarebbe indiretto, legato a un oggetto comune", ha affermato l'avvocato Liborio Cataliotti.