
Sul delitto di Garlasco torna a parlare anche Mario Venditti, l'ex procuratore di Pavia. Dal momento che dopo la riapertura del caso la figura di Andrea Sempio, fratello di Chiara Poggi, è divenuta una delle più centrali, sono in tanti a chiedersi come mai in passato la magistratura non si concentrò su questo personaggio.
Venditti, oggi in pensione, affida le sue parole a una nota lasciata al suo legale Domenico Aiello. Perché l'ex procuratore di Pavia arrivò addirittura a firmare le richieste di archiviazione per Sempio nel 2017 e nel 2020? L'ex pm espone le sue ragioni, e invita tutti a mantenere la calma e ad evitare quelle che potrebbero essere"narrazioni e ricostruzioni diffamatorie" sul suo conto. A quanto pare furono la chiarezza nelle indagini, che non presentavano anomalie, e una prova scientifica inservibile a convincerlo a procedere con l'archiviazione. Venditti, dunque, diffida "ad attenersi ai fatti nella loro oggettività e continenza, evitando ulteriori narrazioni e ricostruzioni diffamatorie e lesive del decoro e del patrimonio di onorabilità del magistrato in pensione".
Come spiegato nella nota riportata dalle agenzie di stampa, l'ex pm disponeva di "nuove indagini, all'esito delle quali ritenne di chiedere l'archiviazione della ipotesi investigativa, attesa la inservibilità e infruttuosità della prova scientifica dedotta, attestata dai consulenti del Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri e valutate gli esiti delle successive indagini tempestivamente disposte". In quell'occasione, il gip accolse la richiesta e l'indagine venne chiusa nel 2017. Ci fu poi il fascicolo del 2020 contro ignoti, nato da un'informativa dei carabinieri di Milano. Nell'informativa si parlava di "una serie di anomalie nelle precedenti indagini [...] riscontrando elementi che potrebbero non mettere fine ad una vicenda giudiziaria". Attestata l'infruttuosità della prova scientifica, Venditti, "richiamando i motivi della precedente archiviazione, e vista la assoluta carenza di riscontri oggettivi alle enunciate e mai provate 'anomalie delle precedenti indagini'", tornò a richiede l'archiviazione del fascicolo, ottenendo il consenso del giudice.
"Ancora oggi la sentenza di condanna rimane cosa giudicata e dunque inamovibile, vincolante per le parti a presidio dei cardini costituzionali del diritto di difesa e stabilità della giurisdizione", precisa l'avvocato di Venditti.
"La recente iniziativa della Procura di Pavia, del tutto legittima, dovrà in ogni caso tenere in conto il giudicato formatosi dieci anni orsono. Pertanto è facilmente prevedibile che sarà a breve riproposta una nuova istanza di revisione del giudicato su nuove prove mai prima prodotte", aggiunge.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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