
I punti chiave
"Dopo 10 giorni che volevo fare le indagini a 360 gradi, quando ho alzato il dito per dire 'guardiamo anche da quella parte', da quel momento sono stato esautorato". A parlare è l'ex comandante della stazione dei carabinieri di Garlasco, Francesco Marchetto, l'investigatore che per primo indagò sull'omicidio di Chiara Poggi. L'ex maresciallo ha sempre sostenuto che Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, fosse estraneo alla vicenda. "È innocente", ribadisce con tono fermo in una intervista rilasciata ai microfoni de "La vita in diretta", il programma di approfondimento e attualità condotto dal giornalista Alberto Matano su Rai Uno. A settembre del 2016 Marchetto venne condannato a 2 anni e 6 mesi di carcere per falsa testimonianza in quanto avrebbe mentito davanti al giudice riguardo alla decisione di non sequestrare la bicletta da donna utilizzata da Stasi, custodita nell'officina del padre di quest'ultimo, ritenendo che non corrispondesse alla descrizione di quella avvistata da una teste all'esterno di casa Poggi in un orario compatibile con il delitto.
"Bisognava attenzionare altre persone"
Nel 2007 Marchetto era uno stimato investigatore tra Pavia e provincia. Sta di fatto che, a pochi giorni dall'apertura dell'inchiesta sul delitto di Garlasco, venne escluso dalle indagini. "Io le posso dire che, a un certo punto, - dice rivolgendosi all'intervistatrice - se mettevano sul piatto della bilancia Stasi o altre persone, molto probabilmente l'ago della bilancia si sarebbe spostato più su altre persone, che non sono state attenzionate". L'ex carabiniere, che oggi gestisce il Blu Bar di Garlasco, non fa mistero delle sue posizioni e riguardo alle nuove indagini dichiara: "Secondo me queste indagini porteranno a qualcosa. Si arriverà finalmente a dare il nome a il colpevole". E infine su Alberto Stasi: "Così come avevo detto il primo giorno, dopo il fermo, a distanza di anni lo ribadisco: Stasi non c'entra niente".
Chi è Francesco Marchetto
Francesco Marchetto venne accusato del reato di favoreggiamento di Alberto Stasi, ma i tre processi a suo carico sono stati archiviati. Riguardo alla condanna per falsa testimonianza, nelle motivazioni della sentenza, emessa dal giudice monocratico del tribunale di Pavia a settembre 2016, si legge che "la falsa rappresentazione della realtà offerta ebbe rilevante efficacia probatoria nel corso dell'intero procedimento e fu in grado di influire sulla decisione, deviandone il corso dall'obiettivo dell'autentica e genuina verità processuale". E ancora: "Non è dato di conoscere - osserva il giudice - quali siano state le ragioni per le quali Marchetto scelse deliberatamente di mentire su questa circostanza, atteso che il medesimo ha eluso, nel corso delle udienze, tale specifica domanda offrendo risposte contraddittorie e fumose.
Il pubblico ministero ha ipotizzato, in assenza di elementi univoci di favoreggiamento, che l'imputato avesse così agito per sottacere il macroscopico errore compiuto nel lasciare la bicicletta nella disponibilità degli Stasi". In seguito Marchetto è stato condannato a risarcire 40mila euro alla famiglia Poggi.
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