Garlasco, qual è il vero scandalo

Il delitto di Chiara Poggi. La condanna ad Alberto Stasi. Poi le nuove indagini, le cugine, Andrea Sempio. A rimetterci è la verità

Garlasco, qual è il vero scandalo
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Nessuno può affermare che Alberto Stasi sia “sicuramente” innocente: la sentenza passata in giudicato resta, va rispettata fino a revisione contraria e bisogna anche onorare il dolore della famiglia Poggi che si è convinta della sua colpevolezza. Non vogliamo entrare nel merito del processo, non ci interessa. E sarebbe riduttivo. Osserviamo solo una questione di principio: tutto il cancan mediatico e giudiziario che corre dietro alle nuove indagini su Andrea Sempio, sulle gemelle Cappa, i loro sms "choc", gli amici di Marco, il martello che hanno trovato cercando un attizzatoio ma che forse potrebbe non essere un martello, le testimonianze che spuntano come funghi a 18 anni dal delitto, le ipotesi investigative, i dubbi, le ricostruzioni, le nuove analisi del Dna, quelle vecchie. Un gran casino.

Un caotico inferno irricevibile per la famiglia della povera vittima, di cui occorre difendere il diritto di scrivere la parola “fine” a questa triste vicenda. Irricevibile anche per i “nuovi indagati” e per chi viene spiattellato in prima pagina, esposto al marchio del sospetto prima ancora che tre gradi di giudizio (se mai ci si arriverà) si esprimano sulla vicenda. Ma soprattutto indegno di un Paese civile: tutto quello che sta accadendo in queste settimane, e quanto successo in passato (eventuali errori, sviste, mancanze), sembra essere la prova provata del fallimento della macchina giudiziaria italiana.

Certo: è sacrosanto cercare di evitare un presunto, o possibile, errore su Stasi. Ma quale che sia l’esito, sarà un fallimento giudiziario.

Se infatti troveranno davvero prove contro Sempio, allora vorrà dire che avremo sbattuto in carcere un innocente, Stasi, peraltro dopo che due gradi di giudizio lo avevano dichiarato innocente (attenzione: i genitori sono convinti che il motivo delle prime assoluzioni sia da attribuire al fatto che non era stato eseguito “l’esame più importante” sulla scala dove venne trovata Chiara, anche questo non un grande spot per la giustizia). Se invece finirà tutto in una bolla di sapone, allora avremo comunque rovinato la vita a diverse persone su cui oggi pende un sospetto tutto ancora da verificare.

Scrive giustamente Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione Camere Penali per diverso tempo, che al netto delle tifoserie “se un sistema giudiziario consente l’assurdità di condannare ‘oltre ogni ragionevole dubbio’ un imputato precedentemente assolto per ben due volte, allora in quel sistema malato può davvero accadere di tutto”. Può accadere anche che un condannato “oltre ogni ragionevole dubbio” resti in carcere mentre un pool di magistrati coltiva il “ragionevole dubbio” che, alla fine dalla fiera, non sia lui il colpevole. Il tutto nonostante altri giudici, non molto tempo fa, abbiano confermato invece la condanna respingendo le richieste di revisione del processo.

Un po’ strano, no? Qualcuno abbia il coraggio di dire che, vada come vada, alla fine la giustizia rovinerà la vita ad almeno un innocente. Non ci resta che capire se parliamo di Stasi o di Sempio. O magari di tutti e due.

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