
La Procura di Pavia starebbe sperperando soldi pubblici nell'interesse non della giustizia ma di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l'omicidio di Chiara Poggi: è questa la pesante accusa che ai magistrati della nuova indagine sul delitto di Garlasco viene lanciata da un loro ex collega. Ovvero da Mario Venditti, che a Pavia è stato a lungo ai vertici della Procura, e che ora è indagato per corruzione proprio per avere - secondo l'accusa - depistato a pagamento le indagini che già nel 2017 portavano in direzione di Andrea Sempio, oggi considerato dai pm il vero assassino di Chiara. Venditti lancia la sua accusa non in un comunicato ma - e questo ne appesantisce la portata - direttamente in un atto giudiziario: il ricorso al tribunale del Riesame contro il decreto di perquisizione disposto contro di lui dalla Procura di Brescia, eseguito venerdì dalla Guardia di finanza, che ha portato alla luce l'inchiesta contro a suo carico per i 43mila euro che avrebbe ricevuto dalla famiglia Sempio. È un'accusa che Venditti dal primo istante ha respinto sdegnosamente.
Ora l'ex magistrato parte all'attacco degli ex colleghi, unendo in una sola polemica sia la Procura di Brescia che indaga su di lui sia quella di Pavia che indaga su Sempio, e che ha trasmesso alla prima per competenza territoriale l'appunto trovato a casa del sospettato: «Venditti Gip archivia per 20/30 euro».
Venditti scrive che gli indizi di colpevolezza a suo carico sono semplicemente «inesistenti», e la perquisizione di venerdì scorso è un'ingiustificata violazione della dimora di un «privato cittadino». In realtà, Venditti è il primo a sapere che un'ipotesi di corruzione in atti giudiziari è più che sufficiente a ordinare la perquisizione e il sequestro, eseguito dalla Finanza, dei documenti e dei computer di qualunque privato cittadino. Ma il suo obiettivo è un altro: dimostrare che l'accusa di avere insabbiato le indagini su Garlasco è un pezzo di una sorta di complotto ai suoi danni, «la dichiarata critica dell'attuale gestione dell'ufficio di Procura di Pavia, rispetto la precedente guida, strumentalmente ascritta soltanto all'indagato (ovvero Venditti stesso, ndr)». È un'operazione che Venditti attribuisce al nuovo procuratore Fabio Napoleone, da cui il procuratore di Brescia Francesco Prete (che conduce l'indagine contro di lui) sarebbe stato «condotto in errore».
Parole dure, come si vede, che alzano ulteriormente il livello dello scontro.
La nuova indagine su Garlasco, dice Venditti, costituisce una «distorsione della funzione requirente», basata sul «convincimento erroneo che si possano impiegare senza alcun limite risorse dello Stato per la ricerca di una verità diversa» dalla condanna di Stasi.