Giallo Liliana Resinovich: come funzionano le nuove analisi sul corpo e sulla scena

Perché non ci sono impronte papillari sui sacchi che avvolgevano parzialmente il corpo di Liliana Resinovich? Le indagini proseguono su diversi fronti

Screen Quarto Grado
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C’è ancora molto tempo per conoscere i risultati delle tantissime analisi ed esami disposti dalla procura di Trieste sul caso di Liliana Resinovich. Probabilmente molti nodi si dovrebbero sciogliere all’inizio della primavera 2026, e intanto il lavoro degli inquirenti prosegue alacremente.

Questa settimana sono ripresi gli accertamenti sui reperti rinvenuti sulla scena del crimine, ovvero il boschetto nei pressi dell’ex ospedale psichiatrico giuliano in cui il corpo di Lilly venne ritrovato il 5 gennaio 2022 dopo un periodo di scomparsa durato tre settimane.

Uno dei focus importanti di questa indagine molto complessa riguarda i sacchi che avvolgevano la parte superiore del corpo e le gambe: si tratta di comuni sacchi per l’immondizia, neri, ma con una caratteristica assolutamente unica, ovvero che non presentavano assolutamente le impronte papillari della vittima. Questo è uno degli elementi che ha portato prima all’opposizione - accolta - di archiviazione, e poi la procura a proseguire le indagini, non per suicidio come è stato fatto all’inizio, ma per omicidio volontario. Attualmente con questa accusa è indagato il vedovo della donna, Sebastiano Sterpin.

Tornando ai sacchi: uno di essi presentava l’impronta di un tessuto, e inizialmente si parlò di una mano guantata, dato che nei pressi della scena del crimine era stato rinvenuto un guanto da lavoro. Tuttavia nell’ottobre 2023 la polizia scientifica ha stabilito che siano stati i jeans indossati da Resinovich ad aver rilasciato quel pattern sui sacchi. I quali, insieme con i jeans sono stati posti alle medesime condizioni ambientali del boschetto triestino, e quindi per restituire risultati agli inquirenti sono stati inumiditi, congelati e scongelati.

Non crede all’ipotesi di congelamento del corpo l’amico speciale di Resinovich, Claudio Sterpin, il quale, intervistato da Quarto Grado, ha affermato: “Lilly, se non è morta il giorno 14 dicembre, è stata tenuta. Comunque non poteva essere stata congelata”. Sterpin ha riportato con un esempio quanto sostenuto da parte degli opinionisti nel corso di questi quasi quattro anni, ovvero che un corpo congelato e poi scongelato presenta dei segni inequivocabili rispetto ai cambiamenti di stato.

Intanto c’è grande attesa per le analisi statunitensi, che potrebbero stabilire con accuratezza l’epoca della morte, e così dirimere i risultati tra l’autopsia del medico legale Fulvio Costantinides - che collocò la morte entro 72 ore dal ritrovamento - e la consulenza dell’anatomopatologa Cristina

Cattaneo - che invece ritiene che la donna sia stata uccisa il 14 dicembre 2021, ovvero il giorno della scomparsa. Si badi bene, uccisa: secondo Cattaneo infatti, Resinovich sarebbe stata assalita da dietro e soffocata.

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