
“Finalmente ho la concreta speranza che la mia amata sorella riceverà la giustizia che merita”. Con queste parole Elisa Murgia, sorella di Manuela, ha commentato gli ultimi sviluppi sul caso. Una nuova traccia si inserisce nel mistero che da quasi trent’anni circonda la morte di Manuela Murgia, la sedicenne trovata senza vita il 5 febbraio 1995 nel canyon di Tuvixeddu in Sardegna. Le analisi più recenti sui vestiti che la ragazza indossava quel giorno avrebbero infatti rivelato la presenza di Dna maschile.
Le verifiche sono cominciate lo scorso luglio sui reperti conservati dagli investigatori. In laboratorio sarebbero stati estratti circa ottanta campioni: secondo le ultime indiscrezioni, uno su quattro conterrebbe materiale genetico riconducibile a un uomo. Le tracce più evidenti sarebbero state individuate su jeans e giubbotto, ma segnali compatibili sarebbero presenti anche sugli indumenti intimi della giovane, come reggiseno e slip.

Le analisi sono ancora in corso: il materiale dovrà essere amplificato e tipizzato prima che sia possibile confrontarlo con profili genetici noti. Non è quindi esclusa la possibilità di contaminazioni o la presenza di più profili sovrapposti.
Ad oggi resta formalmente un solo indagato per omicidio: l’ex fidanzato di Manuela, oggi 54enne, che all’epoca dei fatti aveva ventiquattro anni.
La voce della sorella Elisa
Elisa Murgia ha dichiarato: "Sono fiduciosa dell’ottimo lavoro portato avanti dagli inquirenti e dai nostri consulenti, che infinitamente ringrazio. Finalmente ho la concreta speranza che la mia amata sorella riceverà la giustizia che merita".
"Siamo forse più vicini alla verità"
Sulla vicenda è intervenuta anche Maria Marras, avvocato e criminologa che segue il caso da vicino al fianco della famiglia: “Dopo tanti anni finalmente siamo forse vicini alla verità. Presto potremmo scoprire ciò che per quasi trent’anni è rimasto un mistero. Abbiamo fiducia nel lavoro che stanno svolgendo gli inquirenti e attendiamo pazientemente gli ulteriori sviluppi”.

Le anomalie spiegate dall’esperto
Sul caso è stato interpellato anche il giornalista investigativo Alessandro Politi, professore a contratto all’Università Statale di Milano e direttore del Laboratorio di Giornalismo Investigativo, che ogni
settimana analizza per i social de ilGiornale i principali casi della cronaca giudiziaria italiana e internazionale, e che nel suo ultimo intervento video ha evidenziato le principali anomalie emerse su questa morte sospetta.