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Il killer ragazzino ha ucciso per uno sguardo. Il giovane sbagliato

L'obiettivo del 15enne non era Salomone, ma un suo amico nell'auto. Tutti sono impegnati nello spaccio

Il killer ragazzino ha ucciso per uno sguardo. Il giovane sbagliato
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Uno sguardo di troppo. Sarebbe questa la futile motivazione che avrebbe spinto il quindicenne napoletano a trasformarsi in uno spietato killer e a uccidere a sangue freddo, nella notte tra sabato e domenica, il diciannovenne Marco Pio Salomone all'esterno di una sala giochi in via Generale Francesco Pinto, nel quartiere napoletano dell'Arenaccia, a Nord della stazione Centrale.

Il racconto è stato reso agli inquirenti dagli amici della vittima, che si trovavano con lui dentro alla Panda ferma e che hanno inutilmente cercato di salvargli la vita portandolo a spron battuto all'ospedale dove però è molto poco dopo l'arrivo per i gravi danni cerebrali riportati, in un ferrigno clima di tensione alimentato dai familiari della vittima nel frattempo radunatisi nel nosocomio. Gli amici hanno raccontato del futile motivo che sarebbe dietro all'esecuzione, ma potrebbe essere un racconto di comodo, volto a nascondere il quadro della vicenda. La polizia è infatti convinta che il movente vada rintracciato negli attriti sorti per divergenze nello spaccio di droga, attività nella quale tutti i giovani coinvolti nell'omicidio sarebbero impegnati. La vittima era stata arrestata un anno prima, con l'accusa di spaccio di droga.

In realtà secondo i primi accertamenti degli inquirenti della Polizia coordinata dalla direzione distrettuale antimafia - che ha trasferito la competenza alla Procura dei Minorenni partenopea - potrebbe anche darsi che l'obiettivo del quindicenne fosse non Salomone ma uno dei suoi amici che sedevano all'interno dell'utilitaria. Il quindicenne, che si è costituito domenica mattina confessando l'omicidio e che ora è rinchiuso nel centro di giustizia minorile dei Colli Aminei, avrebbe agito da solo, avvicinandosi a piedi all'autovettura e sparando un colpo a quello che pensava fosse il suo rivale. Salomone era seduto sul sedile posteriore, mentre la vittima designata era davanti.

Quel che pare certo è che Salomone e il suo giovanissimo assassino si conoscevano. Non si sa se fossero amici, né se fossero in affari assieme oppure concorrenti tra i quali fossero sorte incomprensioni e rivalità. E di certo c'è anche un'emergneza criminalità giovanile che attanaglia la città.

Dice don Luigi Merola, prete anticamorra animatore della fondazione «A voce d'e creature» che ha sede nello stesso quartiere dell'omicidio: «Minori e giovani appena maggiorenni si muovono in bande, consapevoli del fatto che il controllo delle forze dell'ordine è spesso insufficiente: sono loro a sentirsi i padroni delle strade, portando con sé armi e coltelli. Per questo ho più volte chiesto una maggiore presenza delle volanti nel quartiere Arenaccia, e in particolare nelle zone in cui si trovano le sale scommesse, che richiedono un'attenzione ancora più alta».

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