Lilly, il giallo dei cordini e l'uomo con la coppola: "Ho scelto di dire la verità agli inquirenti”

Una versione diversa sul ritrovamento dei cordini in casa di Liliana Resinovich. Cosa disse una testimone il giorno dopo il ritrovamento

Screen "Chi l'ha visto?"
Screen "Chi l'ha visto?"
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Un omicidio, un indagato, tantissimi interrogativi da sciogliere. Quello di Liliana Resinovich sembra essere un giallo che riserva continue sorprese e non appare per niente facile venire a capo di questo mistero. Scomparsa il 14 dicembre 2021 da Trieste, il corpo di Lilly viene ritrovato il 5 gennaio 2022 nel boschetto nei pressi dell’ex ospedale psichiatrico giuliano. E se inizialmente si è indagato per sequestro di persona, in passato è stata proposta l’archiviazione per suicidio, ora più che mai le indagini sono nel vivo. E sono per omicidio. Da meno di un mese c’è il primo iscritto nel registro degli indagati: si tratta del vedovo Sebastiano Visintin.

I cordini

Com’è noto, il corpo di Resinovich è stato trovato avvolto in sacchi neri. La testa era avvolta da sacchetti trasparenti, tenuti con un cordino lasso, sul quale è stata riscontrata una traccia di Dna maschile (che non appartiene certamente ai soggetti all’epoca attenzionati, ovvero lo stesso vedovo, l’amico speciale Claudio Sterpin e il vicino di casa Salvatore Nasti). Cordini simili sono stati trovati in casa della donna successivamente. Il 28 novembre 2022 Visintin è stato sentito dagli inquirenti proprio in merito ai cordini, spiegando: “Sono stati trovati in cucina dove vi ho mandato le foto”. In quell’occasione e più volte in questi anni, l’uomo ha aggiunto: “Ci sono cassetti di casa mia che ancora non ho aperto. Perché per me i cassetti di Liliana sono sacri”.

Al momento del ritrovamento dei cordini simili in casa, l’11 marzo 2022, insieme a Visintin c’era la giornalista Chiara Ingrosso, all’epoca a Quarto Grado in Mediaset, oggi nel programma Rai Farwest. Stando alla narrazione di Visintin, Ingrosso gli avrebbe chiesto una penna e l’apertura del cassetto avrebbe rivelato tre matasse di un simil-spago in canapa.

Chiara Ingrosso è stata ascoltata da “Chi l’ha visto?”, spiegando che Visintin le avrebbe chiesto quel giorno come fosse fatto il cordino sul corpo della moglie: “In quel momento si rivolge a me e mi dice: ‘Ma allora sono come quelli in quel cassetto?’”. Il primo pensiero della giornalista, rivela, è stato fotografare la scena, “perché non possono essere comparsi oggi”. “Mi attivo per far sì che Sebastiano consegnasse quelle matasse in questura”. Passano alcuni giorni: “Mentre ci accordiamo per portare queste matasse alla squadra mobile, lui sparisce”. In questura Visintin si presenta il 16 maggio.

C’è poi un’intercettazione di Visintin in auto con Ingrosso: “Nel momento in cui noi andiamo in macchina cerca di convincermi, di persuadermi a cambiare la mia versione: ‘Ti prego, di’ che sei stata tu ad aprire il cassetto mentre cercavi una penna. Io ti ho detto solo che le penne erano lì’. Insisto dicendo a Sebastiano di non modificare nulla riguardo a quella circostanza. Sapevo che la parte giusta era di non mentire agli inquirenti”. La giornalista ha aggiunto altro: “Da quando l’ho incontrato, il 5 gennaio 2022, avrà messo mano nei cassetti di Liliana ogni giorno”.

L’uomo col berretto

C’è una testimonianza che probabilmente sarà ripercorsa dagli inquirenti nell’indagine. Si tratta di quanto ha raccontato una donna in relazione al giorno dopo il ritrovamento di Resinovich: “Specifico che io e il mio compagno veniamo da Muggia, quindi per accedere al nostro posto di lavoro, che si trova all’interno del comprensorio dell’ex ospedale psichiatrico, dobbiamo fare il seguente percorso”.

Sostanzialmente questa donna e il marito ogni giorno vanno a lavorare nei pressi del luogo in cui è stata ritrovata Resinovich, e chiarisce agli inquirenti il percorso quotidiano da via Valerio all’edificio universitario sul cui muro c’è dipinto un pinguino. Poi afferma di aver visto un uomo con addosso un berretto.

Erano circa le 6.50, il mio compagno ha rallentato, perché subito dopo, sulla destra, c’è una curva molto stretta. Prima di fare la curva, ho notato una figura che aveva in mano una torcia elettrica accesa, la cui luce puntava verso il basso. La zona è abbastanza buia ma ho visto che si trattava sicuramente di un uomo. Mi sembrava anziano, che vestiva tutto di scuro, sia pantaloni che giacca. Portava un berretto scuro con una visiera corta, non come quelle dei berretti da baseball e non era di lana, né sportivo. L’uomo era di altezza media e di corporatura normale. Ho avuto l’impressione che l’uomo fosse anziano perché sul suo viso ho notato che aveva la barba bianca.

Ricordo di aver detto al mio compagno: ‘Cosa ci fa qui un uomo anziano col buio, praticamente di notte?’”, ha illustrato agli inquirenti. Che le hanno chiesto se il berretto fosse una coppola. La risposta della testimone: “Potrebbe essere ma non ho certezza”.

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