 
				
			
				I punti chiave
				
					
						
					
						
					
				
			
		
		
	Registrato a sua insaputa. Ma ciò che emerge è di interesse, perché c’è un’indagine per corruzione condotta dalla procura di Brescia, che investiga sulla presunta ipotesi che il padre di Andrea Sempio abbia potuto corrompere l’ex pm che chiese l’archiviazione nel 2017, Mario Venditti. A essere registrato è l’ex avvocato dell’indagato, Federico Soldani, che appunto nel 2017 difendeva Sempio.
La registrazione di Soldani in tv
Soldani è stato raggiunto dalle telecamere della trasmissione “Ore 14 Sera”: l’inviata Arianna Giunti aveva suonato alla porta e attendeva che le venisse aperta, ma intanto la camera era accesa. Dietro la porta chiusa Soldani commentava con un interlocutore, la cui identità non è nota, in merito al fatto che il collega Massimo Lovati avrebbe liquidato una nota di Giuseppe Sempio - nota che gli inquirenti stanno cercando di capire se si tratti di un indizio di corruzione - affermando che i movimenti di 43mila euro sui conti dei Sempio sarebbero stati legati alle parcelle degli avvocati.
Ma a casa Sempio c’era una sola ricevuta, a seguito di bonifico bancario per una somma a quattro cifre, per l’ex consulente Luciano Garofano. Tanto che si discute ormai da settimane sull’ipotesi che i legali possano essere stati pagati in nero, ipotesi peraltro legata alle parole dello stesso Lovati. Così Soldani è sbottato: “Tu vai a dire al mondo come ti pagano i tuoi clienti in un processo penale? Tu sei malato! Mi ha scritto Garofano un sms”. A questo punto l’interlocutore gli chiede spiegazioni e il legale risponde: “Io ho il numero del generale Garofano. Ci avevano fatto una perizia. Ma Lovati è proprio uno da pestare a sangue. Io non posso neanche chiamarlo per dirglielo”.
Soldani, nel 2017, difendeva Sempio appunto con Lovati e con un terzo avvocato, Simone Grassi, il quale ha sempre risposto di non aver percepito nulla dall’indagato e di “essere stato pagato in visibilità mediatica”, data l’importanza delle indagini sul delitto di Garlasco. Lovati ha invece detto in tv che i legali sarebbero stati pagati “cash”, in contanti, cosa che in effetti avrebbe lasciato intendere anche il nuovo indagato per corruzione Giuseppe Sempio in interrogatorio, affermando: “Eravamo in balia degli avvocati”.
Tornando a Soldani, l’interlocutore continua: “Quando l'ho sentito gli ho detto io non ci credo che stai dicendo una roba del genere’. Non ci credevo. Ci hanno sparato addosso tanta di quella m…”. E suggerisce a Soldani di isolarsi “e non parlare con nessuno”. A questo punto l’inviata suona nuovamente il campanello e le viene aperto. Dietro la sua testa, come confermerà lei stessa, si nota lo screen di una trasmissione tv, appeso alle pareti, che ritrae Soldani, Lovati al centro e Grassi.
L’avvocato le risponde che per lui è “importante non parlare. Io parlo se mi viene chiesto dalla magistratura e non ai giornalisti”, smentendo pagamenti in nero: “Questo lo hanno detto gli altri, non io. Non dico niente, non dico che è vero o no, non dico niente. Chi se ne frega di quello che è stato detto, uno può anche dire che ho ucciso uno dietro l’angolo, qual è il problema? Non è vero. Lovati può dire quello che vuole, se beve prima di andare in trasmissione non è colpa mia. Se vengo interpellato dagli organi giudiziari io rispondo a loro, non rispondo ai giornalisti, faccio l'avvocato. Visto che la questione è molto delicata mi riservo di rispondere se devo rispondere, non se me lo chiedono. Qui mi hanno infangato”.
Ti interessa l'argomento?
Le perplessità di Garofano
C’è un altro giallo nel giallo però. L’ipotesi della corruzione non è la sola che gli inquirenti stanno analizzando. Può darsi che la procura stia cercando di capire se il denaro movimentato possa essere servito a ottenere della documentazione presumibilmente secretata, come la consulenza di Pasquale Linarello sul Dna maschile ritrovato sui margini ungueali di Chiara Poggi (e attribuito ad Andrea Sempio) e il connesso esposto della madre di Alberto Stasi, condannato nel 2015 per l’omicidio.
La consulenza Linarello sarebbe stata inviata l’11 gennaio 2017 al consulente Garofano, ex generale dei Ris. Il quale avrebbe chiesto, in una mail a Soldani della sua provenienza, senza ricevere risposta. In alcune occasioni, Lovati avrebbe lasciato intendere di averla ricevuta da un giornalista oggi defunto (alcuni hanno ipotizzato si potesse trattare di Giangavino Sulas, ma è stato smentito seccamente dal suo direttore dell’epoca).
A Garofano venne chiesto se in effetti il Dna appartenesse a Sempio.
L’ex generale avrebbe anche realizzato una consulenza, che di recente avrebbe scoperto non essere mai stata depositata. Perché non è stato fatto? In altre parole anche su questo ambito ci sono tantissimi interrogativi da sciogliere.