
Non risultano attualmente denunce presentate da Pamela Genini nei confronti di Gianluca Soncin, l'uomo che l'ha uccisa a coltellate dopo aver fatto irruzione nella sua abitazione di Milano. Gli amici erano a conoscenza delle violenze che l'uomo perpetrava ai danni della ragazza, che si confidava con loro. "L'ha presa per i capelli e l'ha riempita di botte. Era tutta tumefatta con le gambe gonfie e i lividi sulla faccia: Pamela ha chiamato me e mio marito piangendo come una disperata. Le abbiamo detto di denunciarlo. Lei ha detto di sì, ma Soncin dopo due giorni è tornato da lei e le ha promesso che non l'avrebbe più fatto, si sarebbe fatto curare", ha ricordato Nicole Limonta, amica della vittima. Inoltre, il Corriere della sera è entrato in possesso di un questionario antiviolenza compilato dalla ragazza poco più di un anno fa, in cui Pamela esprimeva la paura che potesse essere uccisa da quell'uomo.
"Crede che lui sia capace di ammazzarla?", si legge in una delle domande standard del questionario che la vittima ha compilato in ospedale una delle volte in cui Soncin aveva usato violenza contro di lei. La risposta di Pamela, che aveva a disposizione due possibilità, è caduta sul "sì". La stessa risposta l'ha fornita quando risponde alla domanda se "la violenza fisica è aumentata di frequenza e gravità negli ultimi 6 mesi" e se "ha mai usato un’arma o l’ha mai minacciata con un’arma?". La vittima ha risposto affermativamente anche alla domanda se "lui è fortemente e costantemente geloso di lei". Il questionario sarebbe è stato compilato presso l'ospedale di Seriate, dove la giovane era andata a farsi refertare dopo l'ennesima lite: era mattino e Pamela lamentava un dolore alla mano. Uscirà da quell'ospedale solo dopo 5 ore, a seguito di accertamenti per "abuso maltrattamento violenza di genere/fragilità".
Il questionario compilato dalla vittima serve a valutare le potenzialità di reiterazione e se 3 delle 5 risposte sono affermative, si legge nelle linee guida, deve attivarsi la protezione. Pamela ha risposto positivamente a 4 domande su 5 ma non è stato attivato il protocollo previsto. Nel referto compilato al pronto soccorso si legge che, in quell'occasione, Pamela ha riferito "ieri sera aggressione fisica da parte del compagno non convivente Gianluca Soncin", che l'avrebbe "buttata a terra e colpita alla testa con pugni, trascinata poi per i capelli per diversi metri. Inoltre ha lanciato oggetti addosso provocandole un trauma al IV dito mano dx. Plurimi graffi agli arti inferiori. Le strappava una ciocca di capelli. Nega violenza sessuale in questa occasione, avvenuta però in passato". Per quella lite intervennero le forze dell'ordine ma, si specifica nel verbale, "non effettuata denuncia".
L'iter seguito al pronto soccorso è quello standard che prevede vengano scattate fotografie, prelievi di sangue, compilazione del test, visita traumatologica e colloquio finale con i carabinieri. Nel referto viene scritto: "Non vi è indicazione ad attivazione del codice rosso". I Carabinieri di Seriate, dove la ragazza è stata vistata in pronto soccorso, si mettono in contatto con quelli di Cervia, dove è avvenuta la violenza e dove sono intervenuti proprio gli uomini dell'Arma la sera prima della visita ospedaliera.
I carabinieri bergamaschi chiamano la vittima per essere ascoltata ma Pamela si rifiuta, viene annotata in banca dati la "presunta violenza di genere" ma non c'è un seguito. Le indagini sono in corso per capire perché gli interventi spia non siano stati valutati.