"Su Pamela più di 30 coltellate". Le indagini sui mesi di violenze

Primi risultati dell'autopsia: fatali tre fendenti al torace. La Procura vuole far luce sulle mancate denunce nonostante ricoveri e referti

"Su Pamela più di 30 coltellate". Le indagini sui mesi di violenze
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Una verità crudele, che non piace a nessuno. Eppure è proprio così: non ha mai sporto denuncia contro il suo aguzzino Pamela Genini, la modella e imprenditrice di 29 anni uccisa martedì sera a Milano proprio da lui, l'ex compagno 52enne Gianluca Soncin, ora in carcere a San Vittore accusato di omicidio pluriaggravato. E per questo alle autorità non è mai arrivato un campanello di allarme su quanto la ragazza stava subendo in questo anno e mezzo di relazione tossica. Persino quando, nel settembre dell'anno scorso, dopo l'ennesima, violentissima lite con l'uomo nella villetta di Cervia, la giovane fuggì a Bergamo dai suoi genitori e si rivolse - per la prima e unica volta - all'ospedale di Seriate per farsi medicare un dito fratturatole appunto da Soncin, il rapporto che i carabinieri orobici intervenuti al pronto soccorso trasmisero ai colleghi romagnoli dopo aver raccolto lo sfogo della ragazza, avrebbe comunque richiesto a quel punto anche la formalizzazione della denuncia da parte di Pamela. Che purtroppo non arrivò mai perché lei si rifiutò di farla. Ecco perché non si accesero mai i fari su quel rapporto malato che, a tutti gli effetti, è passato sotto traccia, "declassato" tra i casi non gravi.

Dopo che ieri l'autopsia sul cadavere ha evidenziato che la ragazza è stata uccisa con ben 30 coltellate (finora si era sempre parlato di 24 fendenti, ndr), i pubblici ministeri milanesi puntano a ricostruire tutti gli episodi di violenza e minacce di Soncin nei confronti della 29enne: dalla pistola puntata al ventre al tentativo di accoltellamento fino all'aggressione in un albergo dell'Isola d'Elba durante una vacanza. Lunedì si terrà una riunione operativa tra inquirenti e investigatori in vista della raffica di acquisizioni disposte nell'indagine coordinata dall'aggiunta Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo. I magistrati vogliono trovare i riscontri alle dichiarazioni rese dall'ex fidanzato di Pamela, il 40enne bergamasco Francesco Dolci, poi diventato amico e confidente della ragazza e che la sera del delitto ha lanciato l'allarme. Oltre a scavare nella vita di Soncin - che ha un arresto alle spalle per reati fiscali nel 2010, da sommarsi a una denuncia per maltrattamenti in famiglia (2011) da parte della ex moglie (che pure sarà sentita qui a Milano) - si cercherà quindi nel telefono e nei dispositivi sequestrati all'uomo e che saranno analizzati con la formula dell'accertamento irripetibile.

Sotto la lente d'ingrandimento della Procura meneghina anche la ricostruzione della polizia riportata in un'annotazione nella quale si dà atto che a bordo della vettura di Gianluca Soncin - l'Audi Q8 trovata la sera dell'omicidio parcheggiata in malo modo davanti a casa di Pamela in via Iglesias, zona Gorla - oltre a un altro coltello simile a quello da caccia usato per uccidere la ragazza, sono stati trovati anche "diversi psicofarmaci".

Intanto ieri pomeriggio il TgR Lombardia ha intervistato Una, la madre di origini russe della povera Pamela. "Faccio fatica a parlare, però vi dico che per tutto quello che ha fatto quel mostro a mia figlia deve pagare, ma pagare... L'ha fatta soffrire tanto - ha dichiarato la donna - Era tutto bello in mia figlia, era un sole, un amore. La luce che c'era in lei portava amore a tutti".

La donna ha spiegato quindi di aver parlato una sola volta con Gianluca Soncin al telefono, che l'uomo in quella occasione si era mostrato gentile e carino con lei, dichiarandole il suo amore per Pamela che voleva sposare e con la quale desiderava farsi una famiglia. La figlia, da parte sua, non aveva mai raccontato alla madre di aver paura del compagno, mostrandosi, a suo dire, sempre "tranquilla e serena".

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