
La sfida del coniglio. «Vorrei che ci fosse un solo giorno in cui io non debba sentirmi così confuso e non debba provare la sensazione di vergognarmi di tutto»: a pronunciare questa storica frase è Jim Stark alias James Dean, nel film cult Gioventù bruciata, che ritraeva i giovani degli anni ’50, ritraeva la generazione dei ribelli senza una causa, come venivano chiamati, cioè i violenti fine a sé stessi, smarriti, vanagloriosi, disperatamente ingenui anche, malati di orgoglio e già viziati dal consumismo in arrivo.
Esattamente settant’anni dopo cambiamo set, e dagli Stati Uniti ci spostiamo in Sicilia, a Monreale, dove lo scorso sabato hanno perso la vita tre ragazzi, dopo una rissa scatenata per futili motivi. Una sorta di far west notturno, ecco quello che è stato, una sparatoria tirata su dal nulla e per un banale rimprovero rivolto da alcuni ventenni a loro coetanei, a gente che ha reagito nel modo più surreale possibile, che è probabile avrebbe stupito anche lo stesso Jim Stark. Lui però non c’era a Monreale, come non c’erano i suoi amici Judy e John detto “Plato”, e nemmeno Frank, Carol e Buzz. E non c’è da sorprendersi, poiché quell’intera generazione, tutto quel mondo precoce e crudele eppure cosciente della propria crudeltà, è scomparso, quella gioventù bruciata ora è incenerita, ritrovandosi in mano soltanto detriti, soltanto il niente annerito che resta dopo ogni incendio.
È bene chiarirlo: una volta cessate le fiamme, fino a qualche tempo fa, sopraggiungeva l’autocritica, sebbene arrivasse faticosamente e in mezzo a quel dramma che è la coscienza adolescenziale, nel senso che a un certo punto brillava la sensazione, precisa e pungente, di doversi vergognare, come spiegò James Dean, che non a caso diede alla sua interpretazione una particolare intensità.
Di quella sensazione è tuttavia rimasto ben poco, e tra l’altro è un poco che non è affatto ingombrante, che si fa presto a mettere da parte. È un poco che sa addirittura di capriccio, di noia, di accidia stanca. È un poco per nulla spinoso e che non provoca rimorso. È un poco con cui si stima il valore medesimo di una vita umana, che ugualmente pesa poco, meglio ancora pochissimo. Difatti Salvatore Calvaruso, diciannovenne che ha confessato di essere uno degli autori degli omicidi, ha pensato ben presto a come orchestrare la strage, avendo poi cura di mentire agli inquirenti, e inscenando così il presunto furto della moto a bordo della quale si trovava.
Una trovata che pare geniale nel suo essere diabolica, e che potremmo pensare essere appannaggio solo di questo ragazzo, anzi di questo ragazzino, originario di Palermo, quando in realtà è alla portata di tanti altri, di moltissimi altri giovani uomini e donne di oggi, già efferatissimi e senza un briciolo di empatia, stritolati da escalation di vendetta e spinti da un’intraprendenza degna di boss navigati, con chissà quale carriera criminale alle spalle. Invece no, stiamo parlando di ragazzi, stiamo parlando di gioventù. La nuova gioventù che è già cenere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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