
Nelle scorse settimane, mentre i riflettori dei media erano puntati sul delitto di Garlasco, Massimo Bossetti, l'ex muratore di Mapello condannato all'ergastolo per aver ucciso Yara Gambirasio nel novembre del 2010, avrebbe denunciato i Ris di Parma. A rivelarlo è il giornalista Gianluigi Nuzzi sulle colonne del quotidiano La Stampa, precisando che nel mirino del 55enne sarebbero finiti gli specialisti del Reparto Investigazioni Scientifiche per le analisi condotte all'epoca dei fatti.
I tentativi di riaprire il caso
Nonostante la sentenza sia passata in giudicato nel 2017, Bossetti continua a professarsi innocente e coltiva la speranza di una revisione del processo. Fatto sta che, non molto tempo fa, è stata archiviata l'indagine per frode processuale e depistaggio nei confronti del pm Letizia Ruggeri, all'epoca titolare dell'inchiesta, riguardo all'intricata e farraginosa questione delle 54 provette di Dna che furono spostate dal frigorifero del San Raffaele all'ufficio Corpo dei reati del Tribunale di Bergamo. Tuttavia i legali del 55enne, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, hanno fatto opposizione all'archiviazione e non è detta ancora l'ultima parola. Inoltre, l'indiscrezione relativa alla denuncia contro i Ris di Parma potrebbe aprire nuovi e inaspettati scenari.
Le prove a carico di Bossetti
Gli elementi che portarono all'identificazione e condanna di Bossetti sono più di uno. La prova più importante, decisiva secondo i giudici, è rappresentata dalla traccia 31 G20 ("Ignoto Uno"), individuata sugli slip della vittima, che evidenziò la compatibilità con il Dna dell'ex muratore di Mapello (per la difesa la traccia non conteneva il Dna mitocondriale dell'imputato e dunque non era attendibile). Inoltre, come ricorda Nuzzi nel suo articolo, il caso ebbe una eco mediatica eccezionale e rivoluzionò il modo di condurre le indagini. Basti pensare che furono ascoltati 4.300 testimoni, analizzate 120 utenze telefoniche e condotti 26mila test del Dna per risalire all'assassino, fino a quel momento sconosciuto, della giovane Yara.
L'avvocato di Bossetti
Intanto ieri, Claudio Salvagni, uno degli avvocati di Bossetti, intervenendo nel corso del programma di Rete Quattro Professione reporter, si è detto convinto dell'innocenza del suo assistito. Inoltre, come riporta il Sussidiario.net, ha rivelato che conserva ancora tutte le sentenze sulla sua scrivania.
Una, quella di appello, evidenzia l'impossibilità di concedere una nuova perizia sul Dna repertato all'epoca in quanto, secondo i magistrati, non vi sarebbe stata una quantità tale da poter procedere con ulteriori accertamenti. "Buttato? È emerso che c'erano 54 provette", ha chiosato Salvagni.