Ormai siamo abituati alla mostruosità

Un Paese civile, e l’Italia aspira ancora a esserlo, si riconosce dal modo in cui tratta i più deboli: bambini, anziani, disabili, animali

Ormai siamo abituati alla mostruosità
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Caro Direttore Feltri, ho letto con orrore la notizia diffusa dalla parlamentare Michela Vittoria Brambilla: in provincia di Latina, un immigrato ha ucciso un cane all’aperto, l’ha scuoiato, fatto a pezzi e messo in una busta per mangiarlo. Non è purtroppo la prima volta che accadono episodi simili, e ricordo altri casi di gatti arrostiti per strada o animali massacrati senza pietà. Questi soggetti arrivano in Italia e credono di poter fare tutto ciò che vogliono, senza rispettare le leggi, né il nostro senso di umanità. Sono inorridita. In un Paese civile, certe scene dovrebbero essere impensabili. So che lei, Direttore, ha sempre amato gli animali e si è battuto per la loro tutela e mi chiedo cosa ne pensi di questa deriva.

Sara Cavallari

Cara Sara,
sono indignato tanto quanto te. Anzi, forse di più. Non soltanto per l’episodio di per sé — episodio che è raccapricciante, crudele e indegno — ma anche per il fatto che, ormai, simili atrocità non ci sorprendono più. Abbiamo già assistito ad orrori di questo tipo. L’abitudine alla mostruosità è il segno più chiaro del degrado morale di un Paese, un degrado che sembra che abbiamo importato a iosa.

Uccidere un cane, scuoiarlo, sezionarlo, metterlo in una busta e mangiarlo come fosse un tramezzino, e per giunta in strada, in un centro abitato, non è un’usanza “folcloristica” o una “differenza culturale”, magari da salvaguardare: è un crimine. È maltrattamento di animali. È disprezzo per la nostra cultura, per le nostre leggi, per la nostra civiltà. È un gesto che definire barbaro è persino eufemistico.

Un Paese civile, e l’Italia aspira ancora a esserlo, si riconosce dal modo in cui tratta i più deboli: bambini, anziani, disabili, animali. Se permettiamo che i cani vengano scuoiati in strada, che i gatti vengano arrostiti sui marciapiedi, che chiunque arrivi possa calpestare ogni regola in nome delle “usanze”, allora abbiamo perso tutto. Non solo la legalità, ma anche la dignità.

Non ho dubbi: l’autore di questo gesto merita una condanna esemplare, e mi auguro che venga espulso. Ha dimostrato con chiarezza di non potersi integrare in una società che considera il cane un compagno di vita, un amico fedele, un membro della famiglia, non una carcassa da sventrare e mettere nel sacchetto di plastica. Questo individuo torni pure nel suo Paese, dove certi comportamenti forse non vengono sanzionati. Qui, invece, non possiamo tollerarli. E colgo l’occasione per rinnovare tutta la mia stima a Michela Vittoria Brambilla, che da anni porta avanti con coraggio una battaglia fondamentale per il rispetto degli animali. Grazie anche a lei, oggi in Italia certi reati sono finalmente puniti. La Brambilla è una donna che ha fatto fare al nostro Paese un salto di civiltà, e le dobbiamo molto.

Io continuerò a scrivere e a lottare contro questi scempi, e mi auguro che sempre più

italiani, come te, aprano gli occhi. Perché non si tratta “solo” di animali: si tratta di chi siamo, di cosa vogliamo diventare, e di che tipo di mondo vogliamo lasciare ai nostri figli.

Non possiamo permetterci di involvere.

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