“No”. È la risposta secca di Andrea Sempio a Quarto Grado quando gli viene chiesto se abbia ucciso lui Chiara Poggi quel 13 agosto 2007. Il 37enne è indagato nell’ambito delle nuove indagini sul delitto di Garlasco e potranno essere chiave due indizi potenzialmente a suo carico: il Dna sul margine delle unghie della vittima, e l’impronta 33, lasciata sul muro delle scale verso la cantina della villetta di Garlasco, quelle stesse scale in cui il corpo di Poggi venne rinvenuto riverso in una gora ematica.
C’è chiaramente grande attesa per i risultati del mega incidente probatorio, tuttavia l’indagato si dice tranquillo: “Neanche l’accusa dice che è esattamente il mio Dna, cosa che probabilmente sarebbe se si trattasse di una traccia lasciata durante un’aggressione. Non lo so, secondo me, davvero, non si arriverà a poter dire che è esattamente il mio. Torneremo a una traccia flebile, indefinita. Può essere davvero un discorso di contaminazione. Io, alla fine, frequentavo la casa”.
Come fanno notare nella trasmissione condotta da Gianluigi Nuzzi, non sarebbe stata trovata neppure una traccia genetica di Alberto Stasi, condannato nel 2015 per lo stesso omicidio. “Dicono di aver trovato questa traccia mista, quindi chi sia il misto per ora non si sa. Chi dice che non sia o di Stasi o di un altro familiare, o di qualcun altro?”, precisa Sempio.
Poi ci si è addentrati sulla questione complessa relativa all’impronta 33. “Quell’impronta era già stata classificata come non attribuibile a nessuno - ha chiosato - Abbiamo fatto le nostre verifiche, abbiamo già parlato più volte di questa impronta. Da ciò che mi è stato riferito dai miei consulenti e dalle verifiche che abbiamo fatto, io non credo sia attribuibile a me. Poi, se risulterà mia, va bene. In ogni caso, anche i consulenti che hanno fatto perizie, tra virgolette, ‘contro Sempio’, concordano sul fatto che non sia un’impronta insanguinata: è un’impronta sul muro della scala. Io frequentavo la casa, ho detto anche di essere sceso qualche volta in cantina; nello stesso punto in cui il muro fa questa curva c’erano, una mia impronta e un’impronta di altre persone: era semplicemente un luogo di passaggio dove ci si appoggiava”.
Sempio teme che la vicenda “non si rivolverà velocemente” e riflette sul fatto che sia stato indagato per la terza volta per lo stesso reato: la prima volta nelle primissime indagini, la seconda volta nel 2017, la terza volta a partire da marzo 2025: “Questa sarebbe la terza volta che succede, però la seconda volta non mi aveva coinvolto direttamente.
Ci siamo ricaduti dentro. Quando è successo ho detto ai miei: ‘Ci siamo dentro di nuovo, siamo di nuovo qua’. È un calvario che si ripresenta ogni tot anni. Puoi solo aspettare e sperare che si risolva in fretta”.