Scena del crimine

I segreti del podcast del mistero: "Così esorcizziamo il crimine"

Parla il duo Bouquet of Madness, che nel proprio podcast racconta le storie crime più misteriose o bizzarre di tutti i tempi. "Sentiamo una connessione con le vittime"

I segreti del podcast del mistero: "Così esorcizziamo il crimine"

Il punto d’incontro tra terrore e leggerezza, tra paura e comprensione, sempre alla luce del rispetto e del ricordo di chi, in quelle storie, ha perso la vita”. È un’autodescrizione piuttosto calzante quella pubblicata sul loro sito da Martina Peloponesi e Federica Frezza, alias Bouquet of Madness (BoM): si tratta del lavoro di due donne che, dal 2020, si dedicano alla realizzazione di un podcast true crime chiamato appunto BoM, in cui vengono affrontati gli argomenti più disparati, dalle vicende di Elisa Lam a Mia Zapata, passando per la Mary Celeste o Jack lo Squartatore, senza tralasciare alcuni casi italiani come Marco Vannini o Nada Cella.

“Quando il caso è più recente, ci arrabbiamo”, spiegano Peloponesi e Frezza a IlGiornale.it, chiarendo come trattare una vicenda criminale molto vicina al momento in cui si vive possa essere difficile dal punto di vista sentimentale, emotivo, umano.

Com'è nata la vostra scelta di realizzare un podcast true crime?

“Siamo entrambe interessate da sempre all’argomento anche se con due approcci molto diversi. Spaziamo da una vena più misteriosa, à la X-Files, agli aspetti psicologici, ovvero a cosa muove eventuali responsabili di un crimine come i serial killer. Entrambe ascoltavamo e ascoltiamo podcast true crime, all’inizio soprattutto statunitensi. Nel 2020 la scena podcast italiana non era quella di oggi. E poi eravamo lontane, in piena pandemia: così abbiamo dato vita a Bouquet of Madness”.

Come scegliete e abbinate le vostre storie?

“In realtà le storie non sono quasi mai effettivamente abbinate. Non ci diamo un tema di solito. Fin dall’inizio c'è però qualcosa che accomuna le storie trattate: di solito selezioniamo un caso spesso irrisolto, e preferiamo scegliere quelli di cui si parla un po’ meno, comunichiamo la scelta a una terza persona ‘cuscinetto’, che verifica che non sia la stessa storia. Uno degli elementi cui teniamo molto è che l’altra non sappia la storia che vuole raccontare l’una. Il fatto che le due storie abbiano punti in comune è una coincidenza”.

Nei vostri podcast c'è un'attenzione particolare al mistero. Perché è il lato che sembra affascinarvi di più delle storie true crime?

“Avere un finale aperto, anche se talvolta doloroso, ci permette di formulare più ipotesi, supposizioni e speculazioni. A nostro avviso il mistero è inoltre più attrattivo per il pubblico che ci ascolta. E per ricollegarci al discorso che facevamo all’inizio: la maggior parte di questi casi è atroce nella sua manifestazione fisica. Il momento in cui qualcuno perde la vita per mano di qualcun altro è di per sé un incubo. Se deve essere vissuto come ‘intrattenimento’, si possono fare due cose: o lo si esorcizza oppure si punta sulla curiosità che suscita”.

Secondo voi perché gli ascoltatori sono sempre più appassionati per i podcast true crime?

“In realtà crediamo che sia così da sempre, basti pensare a ‘Chi l’ha visto?’. ‘Chi l’ha visto?’ È un lunghissimo podcast true crime che va in televisione da tantissimi anni, come pure le trasmissioni di Carlo Lucarelli o Quarto Grado. Il crimine è stato sempre al centro dell’interesse pubblico. Il nostro è solo un modo diverso per raccontarlo, probabilmente più intimo, anche se ci sono alcuni podcast, come La città dei vivi o Veleno, che fanno grandi lavori di indagine, molto approfonditi. Una persona che è interessata alla cronaca nera viene giustamente attratta da questi prodotti molto accurati, comunque l’offerta spazia tantissimo. Il nostro, ad esempio, è un podcast informale, quasi una conversazione tra amiche con un po’ di ironia che però mai manchi di rispetto alle vicende che andiamo a trattare. Usiamo l’ironia per mettere in evidenza i casi bizzarri, quando il macabro incontra il grottesco”.

Qual è stato il vostro episodio preferito?

“Ce ne sono tanti.Per esempio la vicenda che si svolge su un’isola delle Galapagos, Floreana, un’isola deserta che viene colonizzata da due famiglie tedesche che si fanno la guerra. È come leggere Beautiful, non capisco come mai non ci sia ancora un film. Oppure ci è rimasta nel cuore la storia di Elizabeth Barraza che venne colpita a morte da uno sconosciuto armato, fuori dalla propria casa. Controlliamo periodicamente se ci sono aggiornamenti".

Altri?

“O ancora la rapina degli ‘uomini d’oro’ e il serial killer degli ‘smiley’. Quest’ultima è una teoria che accomuna dei casi di ragazzi trovati morti in uno specchio d’acqua, mentre nei pressi sono stati scorti graffiti con faccine sorridenti, su alberi o muri per esempio. Alcuni vecchi poliziotti si chiedono se quel segno sia lì per caso oppure se sia il segnale di un serial killer. Prima leggi le storie di queste persone: quando inizi a informarti su un caso, è tutto nell’anonimia. Ma poi vedi le foto, e nei casi come questi gli scatti in sequenza di questi ragazzi sorridenti ti si scrivono nel cervello, non se ne vanno più, senti una connessione, quasi, con loro”.

Qual è la storia che non avete ancora trattato ma lo desiderate da tanto?

“Sogniamo un giorno di trattare Zodiac, che è un caso molto complesso, ci servirebbero 3 puntate. Ma un giorno lo faremo. Abbiamo questa regola non scritta, tra l’altro, per cui evitiamo casi troppo celebri, come il Mostro di Firenze, gli omicidi di Garlasco e Perugia e simili. Anche se riconosciamo che si tratta di casi importanti che hanno segnato il nostro Paese, noi non abbiamo niente da aggiungere, non ce la sentiamo per ora”.

Alcune delle vicende che trattate sono relative a un passato anche molto lontano nel tempo. non c'è mistero nell’attualità?

“Dal nostro tipo di approccio è più semplice trattare argomenti così lontani nel tempo, o non potremmo neppure trovare quel sollievo comico cui accennavamo. È tutto meno affilato se sono passati 200 anni.

Quando il caso è più recente, ci arrabbiamo”.

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