
Colpo di scena nel caso di Giulia Cecchettin: Filippo Turetta in una lettera scritta a mano ha dichiarato: "Rinuncio all’appello" per l'omicidio della studentessa ventiduenne di Padova uccisa l’11 novembre di due anni fa con 75 coltellate dall'ex fidanzato, reo confesso. Una decisione che sorprende anche per il fatto che la difesa di Turetta aveva impugnato la sentenza con un articolato ricorso nel quale gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera sostenevano l’insussistenza della premeditazione. I giudici della Corte d’Assise avevano infatti ritenuto che il giovane padovano avesse studiato nei dettagli il delitto, tanto da stilare una lista di cose da fare con l’idea di uccidere la sua ex prima dell’incontro finito nel sangue.
Pare che Turetta abbia deciso di rinunciare all'appello per il clima che si è creato intorno a lui: l’aggressione in carcere da parte di un detenuto, le minacce subite, la pressione mediatica. A questo si è aggiunto il rifiuto di Gino Cecchettin di accogliere l'istanza per il percorso di giustizia riparativa, cioè quell'iter che prevede il coinvolgimento delle parti, Turetta e i familiari di Giulia, finalizzato alla compensazione del danno causato. "Non è il momento di parlarne, soprattutto a ridosso del processo d’appello e senza che ci siano state né le scuse né la richiesta di perdono, mi sembra strumentale", dichiarò Cecchettin. Con la rinuncia all’appello e l’accettazione dell’ergastolo, Turetta, che scrive di «sincero pentimento», vuole dimostrare che non sta cercando sconti di pena.
La Procura di Venezia aveva impugnato la sentenza, chiedendo il riconoscimento delle aggravanti della crudeltà e dello stalking. E a questo punto il nuovo processo inizierà su questa sola base, a meno di sorprese.
Turetta è detenuto dal 25 novembre del 2023, cioè dal giorno in cui fu trasferito dalla Germania dove era stato arrestato a bordo della sua auto dopo dieci giorni di fuga solitaria e dopo aver nascosto il corpo di Giulia in un anfratto montano vicino al lago di Barcis.